Il collettivo indie folk londinese ha portato sul palco del teatro marchigiano le proprie sonorità intime, delicate e suggestive.
Foto © Ricky Antolini
C’è sempre una splendida luna ogni volta che si sale lungo la strada che porta a Montecosaro. Lo so perché tendo ad osservarla prima di partire, come se in qualche modo la sua presenza mi confortasse. Stavolta ci sono anche mille fasci di luce, un po’ di vento e qualche goccia di pioggia, segno che l’inverno è finalmente arrivato, portando con sé – si spera – nuove speranze, buone notizie e una carrellata di spettacoli dal vivo da non dimenticare.
Sotto gli occhi della luna che ci guarda e accoglie la nostra vera essenza, torniamo a far visita agli ormai affezionatissimi amici della rassegna artistica e musicale Mount Echo’, giunta al suo nono volume. Tra le pareti del meraviglioso Teatro delle Logge si respira aria di casa: un’aria pura, limpida, liberatoria e ispirata dalla tanta buona musica che passa ma che non va mai del tutto via. Ogni artista lascia un piccolo ma profondo solco in ogni angolo del Teatro e questa magia, lo spettatore – che sia nuovo o abitudinario – l’avverte.
Il Volume Nove della rassegna ha visto ospiti Francesca Bono a settembre e Colin Stetson a ottobre, regalando fantastiche performance ad un pubblico sempre più caloroso.
Noi siamo andati a gustarci i londinesi Tapir!, reduci dal successo del loro album di debutto The Pilgrim, Their God and The King of My Decrepit Mountain, uscito per Heavenly Recordings il 26 gennaio 2024. Atmosfere indie folk e chamber pop si mescolano a testi che narrano del mistico viaggio, diviso in tre atti, di un misterioso pellegrino tra boschi, mari e montagne, incontrando creature mitologiche nell’inquietudine dei luoghi.
Un mercoledì di festa.
Il Teatro tutto aspetta trepidante e incuriosito, in un mercoledì sera che sa di weekend per merito dell’alta affluenza corsa ad accaparrarsi il biglietto, anche all’ultimo secondo. Non ci si può assolutamente perdere una delle band emergenti più interessanti dell’anno corrente.
Già reduci dalle date di Torino e Bologna (e ancora prima, in estate, nella line up di Ypsigrock), i sei componenti del collettivo londinese non tardano troppo a far calare le luci del teatro, entrando quasi in punta di piedi, prendendo posto chi a sedere, chi in piedi, attirando la massima attenzione del pubblico e il solenne silenzio perdurato in tutti i circa 50 minuti di performance.
Ike Gray (chitarra e voce principale) siede davanti, al centro, e nella penombra sembra assumere le sembianze di Kurt Cobain durante il famoso Unplugged del ‘93. Munito di sciarpa attorno al collo, nonostante il mal di gola ci regala un meraviglioso spettacolo canoro, graffiante, intimo e profondo, che non fa perdere neanche per un secondo la concentrazione in sala.
Accanto a lui troviamo il tastierista Will McCrossan e Francesca Brierley in arte Heka (toscana di stanza a Londra) ai synth e ai cori, in sostituzione di Emily Hubbard. Appena più dietro ci sono Tom Rogers-Coltman alla chitarra, Wilf Cartwright alla batteria e al violoncello e Ronnie Longfellow al basso. Scopriamo verso la fine che è il 27esimo compleanno di quest’ultimo, quando Tom esce di scena per un paio di minuti e rientra con tanto di torta e candeline accese.
Atmosfere che fanno tornare bambini.
Il sestetto è emozionato e riconoscente verso chi ha di fronte, nonostante la tipica posatezza britannica e la poca loquacità. Dalle melodie delicate di On a Grassy Knoll (We’ll Bow Together) a quelle rarefatte del meraviglioso crescendo di Gymnopédie, la band suona un successo dopo l’altro (peccato per la mancata Mountain Song, sette minuti di autentica estasi per noi inguaribili malinconici), facendo tornare ognuno di noi un bambino che immagina di vestire i panni di quel misterioso pellegrino alla scoperta del mondo e di un’umanità persa, che però in fondo al nostro cuore è sempre possibile ritrovare. Basta solo desiderarlo davvero.
C’è stato spazio anche per i nuovi singoli Nail in a Wooden Trunk e Hallelujah Bruv, oltre che per dei brani ineditissimi che hanno incantato tutti i presenti. I Tapir! sono in grado di risvegliare la parte più pura e incontaminata di ogni ascoltatore e il loro live nel Teatro delle Logge ne è la prova più veritiera. Giovanissimi, timidi e disponibilissimi nel firmare i dischi e, perché no, scambiare due parole, hanno lasciato ancora una volta senza fiato e con un bel groppone in gola per le tante emozioni provate, il fedelissimo pubblico di Montecosaro.
Ringraziamo Mount Echo’ per l’ennesima avventura sonora. Che realtà come questa continuino a vivere, sempre. La nona edizione della rassegna marchigiana si concluderà sabato 7 dicembre 2024 con il compositore e chitarrista torinese Paolo Spaccamonti. Prevendite su Vivaticket. Non mancate e stay tuned per il prossimo attesissimo volume!
Qui altre foto della serata:
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Last modified: 25 Novembre 2024