Kevin Kelly ha a sua volta analizzato e recensito il post di Seth Godin sulla Long Tail, concordando sulla suddivisione della Coda Lunga in tre sezioni distinte; il primo e secondo segmento appartengono ai creatori di opere, prodotti, beni e servizi, mentre il terzo costituisce di fatto l’intricato mondo degli aggregatori. Anche Kevin Kelly afferma che la terza sezione della curva – quella abitata dagli aggregatori – rappresenta una landa desolata per i profitti dei creatori, individuando come segmento più profittevole dal punto di vista economico quello centrale, in quanto può generare ampi margini di guadagno a fronte di un dispendio molto minore di energie (mezzi, risorse ed investimenti economici) rispetto alla Testa della Coda, ovvero al mercato di massa delle hit e dei bestseller in generale.
Tuttavia, proseguendo nell’analisi di questi tre settori, Kevin Kelly propone delle conclusioni radicalmente differenti rispetto a quelle indicate da Seth Godin. Secondo Kelly, infatti, risulta abbastanza innaturale esaminare tutta la Coda Lunga secondo il medesimo punto di vista, ossia quello del profitto economico; questa tipologia di approccio é applicabile esclusivamente alle prime due sezioni della curva di distribuzione (mercato mainstream e nicchie profittevoli); la dimensione del terzo segmento, invece, è quella dell’amore per la connessione, del dono, dell’apprendimento, della produzione, della collaborazione e della condivisione. Valutando questo mondo con altri valori che non siano quelli del profitto e del ritorno economico, ci si accorge chiaramente che gli aggregatori generano un reale guadagno per gli stessi creatori, in quanto spalancano ai loro occhi un immenso e policromo mercato, altrimenti inesistente; “Before the LT was expandend your masterpiece on breeding salt water aquarium fishes from the Red Sea would have no paying fans. Now you have maybe 100”.
Ovviamente, considerando la problematica da un punto di vista squisitamente economico, è fuori da ogni dubbio che un mercato composto da sole cento persone non sia conveniente per nessuna tipologia di creatore; più la Coda si espande e diventa lunga, più è difficile guadagnare a fronte di un innumerevole numero di nicchie e concorrenti presenti. Tuttavia, è sempre vero il fatto che una forte dose di volontà, creatività e competenza in termini di comunicazione ed aggregazione può potenzialmente portare qualsiasi opera, bene, prodotto o servizio a risalire l’ecosistema della Long Tail, verso il segmento centrale della curva di distribuzione, e cominciare così a generare profitto in termini di denaro. La questione fondamentale, dunque, è intendere il mondo degli aggregatori non in termini squisitamente economici, ma dal punto di vista dell’amore per la creazione, la produzione, la connessione sociale e la passione irrazionale, per il distinguersi facendo la differenza, per il piacere di dare l’esempio anziché seguirlo, per il fare qualcosa che ci faccia stare bene e ci renda felici.
Anche l’interessante articolo di Gerd Leonhard (grande esperto di musica, tecnologia ed intrattenimento digitale) merita – secondo il mio punto di vista – una particolare menzione. L’autore redige un elenco composto da otto previsioni riguardanti il futuro della musica:
1) Musica come acqua: la musica non sarà più considerata un prodotto, ma un servizio;
2) Una torta più grande, ma con fette più piccole: gli schemi di determinazione del prezzo della musica attualmente adottati saranno completamente erosi dai servizi di musica digitale (legali e, soprattutto, illegali), nonché dalla massiccia concorrenza di altri prodotti e servizi di intrattenimento. Emergerà un sistema “liquido” di generazione dei prezzi, che includerà gli abbonamenti, i pacchetti con varie tipologie di contenuti e, più in generale, innumerevoli servizi a valore aggiunto. I prezzi dei CD finiranno con l’assestarsi intorno ai 5 – 7 euro (cadauno). Ma, cosa ancor più importante, la fruizione complessiva della musica aumenterà costantemente e, se l’industria sarà in grado di gestire in maniera oculata la progressiva transazione verso un “service based model”, allora potrà finalmente portare tale consumo a 50 – 90 euro annui pro capite; con il 75% della popolazione mondiale composta da consumatori attivi nei mercati principali, la “torta” diventerà tre volte più grande;
3) Ubiqua e differenziata: la musica, disponibile ovunque in una vasta gamma di generi e sottogeneri di nicchia, reclamerà il suo posto anche nell’infinito universo della “pura immagine” (pubblicità, presentazioni interattive, softwares automobilistici, MMS, videocamere e fotocamere digitali, ecc…). Si assisterà, insomma, ad una crescente fruizione “audiovisiva” della musica, con la conseguente esplosione delle licenze d’utilizzo;
4) L’accesso sostituirà il possesso: ben presto tutti i consumatori avranno accesso alla loro musica in qualsiasi momento ed in qualsiasi luogo. Il possesso fisico rappresenterà in realtà un handicap, oppure un mero vanto da collezionista bigotto;
5) I consumatori avranno la possibilità di “rifornire” i loro music devices in aeroporti, stazioni, ecc…, utilizzando tutti i tipi di connessioni wireless, piuttosto che le modalità on–demand e le tecnologie di rete (LAN, W – LAN, ecc…);
6) Contatto diretto (senza intermediari): i grandi artisti faranno sempre più affidamento sulla propria “brandability”; elaborando autonomamente le proprie strategie di marketing ed utilizzando il proprio team di lavoro per le attività di promozione, si rivolgeranno direttamente al mondo dei consumatori;
7) I software PRO: le Performing Rights Organizations scompariranno gradualmente e saranno sostituite dai software, che svolgeranno il loro lavoro in maniera più efficace, trasparente ed economica;
8) Mobile mania: telefoni cellulari ad altri dispositivi wireless usufruiranno di un maggior numero di contenuti ( suonerie, MMS, giochi Java, streaming audio e video wireless ) rispetto a qualsiasi servizio internet o rete P2P.
…continua
articoli Rockambula Salvatore Carducci The Long Tail: implicazioni future. Parte terza.
Last modified: 20 Febbraio 2019
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