Secondo appuntamento capitolino per il trio toscano, che appena sei mesi fa si esibiva all’Atlantico, dimensione che sicuramente si confà meno all’esigenza di scatenare la Terza Guerra Mondiale.
(foto di Beatrice Ciuca)
Appino e soci è all’aperto che trovano il loro habitat naturale, liberi di fare casino con strumenti e salti su e giù dal palco. Nonostante la breve distanza tra le due date, il pubblico c’è ed è ricettivo. Dal padre di famiglia con prole ai ragazzini sbarbatelli appena scappati di casa passando per le infoiate della band.
In scaletta brani dell’ultimo disco si affiancano a vecchi successi anche se ho trovato apprezzabilissima la scelta di sciorinare “Andate tutti affanculo” tra i primi quattro pezzi giusto per smitizzarla un po’. Poi “Ilenia”, “Canzone contro la natura”, “I qualunquisti”, “Gente di merda”, come una sorta di viaggio a ritroso nella seconda vita degli Zen, quelli che cantano in italiano i loro ultimi album.
Verso la fine, una sorpresa che tanto sorpresa non è. Sul palco con gli Zen, Motta. Del resto da bravi campanilisti toscani sono gli stessi Zen a denunciare il furto di Roma della rivelazione dei palchi 2016. Inoltre Appino, oltre che amico fraterno, è stato anche produttore dei primi Criminal Jokers e un pezzo di loro accompagna anche il circo in tour (Francesco Pellegrini). Infine La Tempesta Dischi è solita combinare tra loro pezzi sparsi delle sue fila (a dicembre sul palco con gli Zen il già citato Motta e Nada per la quale Motta ha suonato la batteria). Ora, che Motta sia bravo lo abbiamo capito tutti, ma io ormai faccio davvero difficoltà a digerirlo sia per il numero massiccio di date che hanno composto il suo tour personale sia per questa attitudine di cacciarlo all’occorrenza come un coniglio dal cilindro. Fortunatamente la pratica viene sbrigata con “La fine dei vent’anni” e poi via verso i bis. Per quanto possano piacermi (e mi piacciono parecchio) anche gli Zen cedono alla tentazione mainstream del farsi fichi non lasciando il palco per le retoriche lusinghe di circostanza dei ‘fuori, fuori? per il rientro in scena. E così, in una sorta di unicum, tra il pogo scomposto, arrivo e arriva alla fine del live viva.
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Last modified: 15 Marzo 2019