Rincorrere il sogno americano a colpi di rock and roll, chitarra sotto braccio e armonica a portata di bocca, Dylan saprebbe cosa fare in certe occasioni. Tommi suona il suo secondo disco “Always” lanciando occhiatine viziose a quel tipo di rock che francamente non ci appartiene affatto lasciando perplessa tutta la scena indipendente italiana. Com’è possibile sentirsi quell’animo americano nonostante l’anagrafe artistica dice Veneto?
Qualcosa di strano annebbia la mente quando l’ascolto del disco entra nel vivo, le chitarre slow sembrano avere una propria identità, il cuore grande di chi crede fermamente in quello che suona. L’armonia del rock, la giusta evoluzione del genere, la strada giusta intrapresa evitando stupide contaminazioni.
Poi Tommi butta rabbia nel disco, “Always” assomiglia ad un essere umano con tanto di sentimenti, una ferita aperta mi ricorda di essere di carne e ossa, una batteria che cade dove il basso puro vuole, il profumo fresco dell’improvvisazione ravviva situazioni perse in partenza. Il rock è l’animo dell’essere umano, un calore che viene dall’interno. Energico ma con molto cuore, la cura essenziale alle sofferenze del mondo? Almeno per pochi attimi viaggio per lo stradone 66 inneggiano a super alcolici ben stagionati fino a perdere il contatto con la realtà. Se mai possa esistere una realtà. Possiamo assaggiare questo disco rock tenendo in considerazione quella corrente resa religione da Bruce Springsteen e Little Steven, un locale a luci soffuse, una bandana in testa e rock and roll nelle vene. Qualcuno potrebbe apprezzare alla follia questo lavoro disegnato con estrema disinvoltura.
Last modified: 27 Dicembre 2011
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