Puntuali come sempre, vi sveliamo quelli che per noi sono stati i migliori album dell’anno che sta per concludersi.
Un altro anno di musica sta per volgere al termine. Come sempre accade, orientarsi nella miriade di lavori usciti durante gli ultimi dodici mesi non è facile, e fare una classifica quanto più esaustiva e particolareggiata è sempre più complesso.
Quelli che troverete di seguito non sono necessariamente i migliori album pubblicati nel 2023, semmai sono quelli che hanno incontrato maggiormente il nostro gusto e che sintetizzano al meglio le nostre preferenze.
Noi, come sempre, ci siamo divertitə tantissimo nel farla, e speriamo che chi la leggerà possa trovare degli spunti e dei consigli interessanti.
Qui trovate un brano per ognuno degli album indicati in origine dalla nostra redazione, da qui poi abbiamo scremato fino ad arrivare ai 50 che sono entrati in classifica.
50. The Psychotic Monks – Pink Colour Surgery
[ FatCat | noise rock, experimental rock ]
Complesso e rumoroso, ma anche accessibile e immersivo, un album che funziona maledettamente bene. È un lavoro che si prende il giusto tempo prima di deflagrare nel noise rock più stridente, ma ha anche modo di dimostrare quanto i quattro musicisti francesi ci sappiano fare anche con melodie più intime.
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49. …or Does it Explode? – The Medium Is the Message
[ autoprodotto | post-hardcore, post-rock, noise rock, math ]
Al primo ascolto potrebbe essere tranquillamente un classico della Dischord, dai Fugazi agli Hoover, ma questo è il 2023 e di ciccia ce n’è molta, dalle finiture bislacche dei Polvo, allo shoegaze americano, dall’emo novantiano ai June of 44. Sconosciuto è meglio (cit.).
48. Wilco – Cousin
[ dBpm | indie rock, alt-country, indie folk ]
Dopo trent’anni, la band di Jeff Tweedy riesce ancora a fare dischi belli. Prova ne è questo Cousin, un album tanto classico quanto interessante, tra il solito country folk e qualche sperimentazione psichedelica.
47. Militarie Gun – Life Under the Gun
[ Loma Vista | post-hardcore, alt rock, punk ]
Disco d’esordio per la band di Los Angeles capitanata da Ian Shelton, che in materia di irrequietezza e urgenza comunicativa se la cava piuttosto bene. Ma attenzione, le vostre orecchie non saranno sedotte solo dalla sua voce rotta e disperata; sezioni ritmiche tese e chitarre a volte sferzanti, a volte abbandonate
su linee più melodiche, faranno il resto. I Militarie Gun colpiscono l’obiettivo, e lo affondano. UH UH!
46. Anna B Savage – In|Flux
[ City Slang | indie folk, chamber pop ]
Sulla strada intrapresa con il disco di esordio, stavolta in un mare più calmo, ma che scava più in profondità, con la maturità di chi ha imparato a guardarsi dentro e soprattutto ad accettarsi. La scrittura è eccelsa, empatica, un capolavoro di songwriting, con una voce unica che affonda nello stomaco come un coltello nel burro.
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45. Hotline TNT – Cartwheel
[ Third Man | shoegaze, slacker rock, noise pop ]
Come pietre preziose ricoperte dalla roccia, così i pezzi di Cartwheel esistono come gemme pop avvolte da rumore e grasse distorsioni: chi ha il coraggio di andare oltre lo strato superficiale scoprirà un nucleo di bellezza e melodie che non lasciano scampo.
44. Ghost Woman – Anne, If
[ Full Time Hobby | indie rock, psychedelic rock ]
Il primo lavoro pubblicato quest’anno dal duo canadese (l’ultimo è uscito alla fine di novembre) vede Evan Uschenko e Ille Van Dessel spingersi in territori più sixties, con chiari riferimenti al garage delle compilation Nuggets, alle inconfondibili chitarre a 12 corde dei The Byrds e alle armonie di Crosby, Stills and Nash, in lyrics minimali combinate con riff orecchiabili e catchy.
43. Stuart Pearce – Red Sport International
[ Safe Suburban Home | post-punk, dance-punk ]
L’album di debutto della band inglese prende la mosse dal grande amore che la città di Nottingham nutre da sempre nei confronti di Garibaldi per arrivare dalle parti del post-punk contemporaneo, declinato qui in versione più scanzonata e godereccia (per intenderci, siamo dalle parti di Viagra Boys e simili).
42. Blonde Redhead – Sit Down for Dinner
[ section1 | dream pop, indie rock, neo-psychedelia ]
L’album segna il ritorno del trio dopo nove lunghi anni e celebra i trent’anni della formazione. Ispirato al romanzo The Year of Magical Thinking di Joan Didion, l’ultima fatica dei Blonde Redhead si presenta come un’introspezione complessa e sofisticata. Malinconico, etereo e delicato, conferma la loro continua sperimentazione tra avant-garde, psichedelia e onirismi ambient.
41. boygenius – the record
[ Interscope | indie rock, indie folk, cantautorato ]
Il 2023 è stato indubbiamente il loro anno, ma dietro il muro di hype rimane un solidissimo disco indie pop frutto della collaborazione simbiotica di tre delle musiciste più interessanti e più ispirate degli ultimi anni, il cui talento risuona ancora più forte in gruppo.
40. The Armed – Perfect Saviors
[ Sargent House | noise rock, indie rock, post-hardcore ]
Benvenuti nel culto cibernetico che vi proietterà verso la salvezza in questa epoca complicata: devoti al caos e convinti allucinati avanguardisti, il collettivo muta forma di disco in disco e stavolta Tony Wolski ha fatto calare la maschera dell’anonimato, per guidare la band di Detroit in un universo pop e catchy che intinge gli sfoghi post hardcore in armonie iper-saturate, aperture elettroniche o multiversi jazz, in un un album che non si pone limiti, li inghiotte e li travalica.
39. ØXN – CYRM
[ Claddagh | Irish doom folk, drone, experimental rock ]
L’attitudine da colonna sonora è una delle peculiarità di quest’album, continuamente sospeso fra tensione e spiritualità, saturazione e vuoti cosmici. Claustrofobico, ipnotico, intrigante, misterioso: l’esordio del collettivo irlandese punta a lasciare un segno indelebile nel tempo.
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38. slowthai – UGLY
[ Method | UK hip hop, post-punk ]
Un disco violento e travolgente, il lato punk di uno dei rapper più promettenti e interessanti in circolazione, che continua a mostrare la sua versatilità di musicista. Un lavoro incredibilmente oscuro, in cui l’artista esterna i suoi demoni personali: uno spazio fatto di performance vocali grezze e testi sofferti, in cui la trap e il post-punk si scontrano e si avvinghiano.
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37. Young Fathers – Heavy Heavy
[ Ninja Tune | neo-psychedelia, neo-soul, hip hop ]
Contaminazione e sperimentazione continuano ad essere all’ordine del giorno nella musica dell’eclettico trio di Edimburgo. Breve e fugace, quest’album si allontana dalle sonorità cupe e underground del passato per concedere maggior spazio ad atmosfere più solari e gioiose, seppur con quel formidabile mix di hip hop, post-rock, indietronica, gospel e soul, che il loro marchio di fabbrica.
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36. Home Front – Games of Power
[ La Vida Es Un Mus | post-punk, synthpop ]
L’esordio sulla lunga distanza del synth-post-punk dal piglio hardcore di Graeme MacKinnon e Clint Frazier è semplicemente clamoroso. Pur non facendo granché di innovativo, il duo di Edmonton è la dimostrazione di come la musica riesca a sempre a trovare una via per esaltarci.
35. Fever Ray – Radical Romantics
[ Rabid | art pop, synthpop ]
Ritorno dopo sei lunghi anni per Karin Elisabeth Dreijer Andersson, ex voce dei The Knife. Un percorso sull’essenza dell’amore fino alle sue estremità, non separando chiaramente l’emozione dall’azione, anzi quasi sovrapponendole. Attivismo queer, maschere inquietanti, estetica horror e voglia di turbare per lasciare il segno smuovendo coscienze e sentimenti.
34. Loma Prieta – Last
[ Deathwish Inc. | screamo, post-hardcore ]
Con un’eleganza che li spinge verso la contemporaneità, nelle divagazioni di un riverbero shoegaze, di cristalli dream pop o di un crooning sognante, il sound levigato e graffiante creato in cabina di regia con l’amico e collaboratore di una vita Jack Shirley ci riconsegna i Loma Prieta irrequieti come da DNA ma anche esploratori di nuovi ed accecanti orizzonti.
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33. feeble little horse – Girl with Fish
[ Saddle Creek | noise pop, slacker rock ]
La band di Pittsburgh si mette definitivamente sulla mappa della scena indie/noise pop internazionale con un album concentrato ed ispirato, ricco di melodie accattivanti, suoni “fuzzosi”, attitudine slacker e atmosfere lo-fi. Un lavoro solido che riesce pienamente nell’intento prefissato di suonare al tempo stesso catchy e noisy, cosa non proprio da tutti.
32. Mitski – The Land Is Inhospitable and So Are We
[ Dead Oceans | cantautorato, indie folk, chamber pop ]
Artista riservata perseguitata dalla sua stessa fama, Mitski rivela un nuovo volto esplorando sonorità più cupe, spaziose e solitarie con un disco che tocca le corde dell’americana, del folk, del country, della musica orchestrale, e che comunque riesce ad essere un passo più avanti ad ogni tentativo di definizione.
31. 파란노을 (Parannoul) – After the Magic
[ Longinus / Topshelf | shoegaze, indie rock, dream pop ]
Il misterioso progetto sudcoreano continua ad esplorare le potenzialità melodiche dello shoegaze con un album che dona nuova linfa al genere e al suo autore, e brani che brillano della stessa luce accecante dell’artwork.
30. Massimo Silverio – Hrudja
[ Okum | drone, experimental rock, folk ]
Col fascino della tradizione e di un idioma, il carnico, che mitiga i confini, il cantautore friulano ha creato una sua personalissima estetica che coniuga classicità e contemporaneità, folklore e sperimentazione, suoni acustici ed elettronica.
( leggi l’intervista )
29. Caroline Polachek – Desire, I Want to Turn Into You
[ Perpetual Novice | alt pop, downtempo, electronic ]
Un viaggio in Sicilia che si trasforma nella visione di un mondo esotico fatto di isole, vulcani, palme e calore. Una moderna forma di avant-pop che non perde autenticità e non cade mai nel vuoto per un’artista bramosa di tramutare l’energia in desiderio e il desiderio in un’arte accessibile e scintillante.
28. Jeff Rosenstock – HELLMODE
[ Polyvinyl | power pop, indie rock, garage rock ]
Il re del pop-punk per trentenni torna con un disco per vecchi emo abbattuti dalla vita ma che non si prendono troppo sul serio. A differenza dei lavori emo presenti in questa classifica, qui si resta nel campo orecchiabile, perché quest’uomo è fisicamente incapace di scrivere musica noiosa.
27. Naked Lungs – Doomscroll
[ autoprodotto | noise rock, post-punk ]
È una storia ancora tutta da scrivere, quella della band irlandese, e narra di una strada che pare già essere in brillante ascesa. Una via costeggiata da muri di suono imponenti e compatti come verdi catene montuose, fra sentieri di pause sconnesse e silenzi tortuosi, intermezzi assordanti, urla tormentate e chitarre scorticanti che proiettano paesaggi lunari e desolati.
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26. Grian Chatten – Chaos for the Fly
[ Partisan | cantautorato, chamber pop ]
L’esordio solista del frontman dei Fontaines D.C. dimostra che non esiste solo il post-punk. Nove brani dai suoni senza tempo, intimi e malinconici, con Grian che diventa un crooner dei nostri giorni, con lo sguardo poetico e contemporaneo spalancato sul mondo.
25. Nation of Language – Strange Disciple
[ Play It Again Sam | synthpop, minimal wave ]
Album della maturità per la band di Brooklyn. Negli ultimi anni erano riusciti a rispolverare un synthpop d’altri tempi e a renderlo di nuovo cool; adesso hanno trovato un nuovo equilibrio fatto di suoni e profonda emotività nostalgica, che rende il cocktail finale ancora più bilanciato.
Per muoversi, oscillare sinuosi ma con il nodo alla gola e gli occhi gonfi.
24. Oneohtrix Point Never – Again
[ Warp | progressive electronic, glitch, sound collage ]
C’è poco da fare: ogni qualvolta Daniel Lopatin tira fuori qualcosa di nuovo, è praticamente impossibile non inserirlo tra le cose migliori uscite durante l’anno. L’artista statunitense non smette mai di scandagliare ogni possibile anfratto del proprio vastissimo ventaglio musicale ed estetico, un continuo e imperdibile viaggio attraverso paesaggi sonori immaginifici e a dir poco suggestivi.
23. Sprain – The Lamb as Effigy
[ The Flenser | post-rock, noise rock, experimental rock ]
Ansia, inquietudine, senso di precarietà, instabilità emotiva. Se avete voglia di trovarvi faccia a faccia con un totem misterioso e imperscrutabile, il secondo (e, a questo punto, ultimo) album della band californiana è proprio ciò che fa al caso vostro. Sarà una partita a scacchi con la vostra capacità di resistenza.
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22. Wednesday – Rat Saw God
[ Dead Oceans | indie rock, noise rock, alt-country ]
Nuovo capitolo di conferme per la band alternative di Karly Hartzman che orchestra il proprio vissuto fatto di episodi e attimi in apparenza insignificanti a suon di chitarre, nello stile shoegaze/bedroom pop che tanto piace a chi non è uscito vivo dai nineties.
21. Model/Actriz – Dogsbody
[ True Panther | noise rock, dance-punk, experimental rock ]
Un lavoro detonante, che si tiene in perfetto equilibrio tra suoni noise e industrial, post-punk e sperimentali. Immersa nel suo sabba sinistro ed inquietante, la band di Brooklyn balla sulle macerie del post-punk contemporaneo e noi, ammaliati e tramortiti, non possiamo che bere avidamente dalla fonte di tanto urgente disagio.
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20. Yves Tumor – Praise a Lord Who Chews but Which Does Not Consume; (Or Simply, Hot Between Worlds)
[ Warp | neo-psychedelia, art rock, glam ]
Astratto e surreale, colorato e variegato, l’universo sonoro dell’artista statunitense non smette mai di sorprendere e affascinare. Stavolta il sound appare leggermente più pop e meno sperimentale rispetto a quello dei due (bellissimi) lavori precedenti, ma questo non è necessariamente un male e, anzi, finisce per esaltare ulteriormente la natura istrionica e voluttuosa di uno dei musicisti più iconici (qui il termine è quanto mai appropriato) e inconfondibili in circolazione.
19. Daniela Pes – Spira
[ Tanca | avant-garde, experimental, electronic ]
Un’esperienza straniante e al tempo stesso un’occasione per sentirsi in pace con sé stessi. Una discesa agli inferi e risalita, una forma di preghiera, oscurità e luce, caos calmo e beat digitali. Il tutto ammantato dalle qualità vocali di una musicista a tutto tondo. Da ascoltare e sognare.
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18. Italia 90 – Living Human Treasure
[ Brace Yourself | post-punk, art punk ]
“Freedom to choose, freedom to lose”. La libertà di scegliere e il coraggio di essere dei perdenti, forse, in una scena ormai satura di band che in un’ottica arrivistica e nel disperato tentativo di scalare una classifica finiscono troppo spesso per copiare sé stesse, nel vano tentativo di non confondersi nella massa; la libertà di rinunciare al podio dei vincenti, ma mai alla propria autenticità.
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17. Blur – The Ballad of Darren
[ Parlophone | art rock, indie pop ]
A otto anni di distanza dall’ultimo album, la band di Damon Albarn torna con un disco riflessivo e spigliato, perfetto per i nostalgici del brit-pop anni novanta ma anche per chi desidera ascoltare brani intensi e stratificati, orecchiabili ma sofisticati.
16. bdrmm – I Don’t Know
[ Rock Action | dream pop, ambient pop, shoegaze ]
Attraversare mondi distanti anni luce e percorrere spazi delicati ma roventi, osservando uno schermo gigante che proietta immagini in bianco e nero su ritmi dream pop, shoegaze, trip hop, con limpidi utilizzi di synth e la sfrenata voglia che esce da questo album di essere suonato dal vivo.
15. deathcrash – Less
[ Untitled | slowcore, post-hardcore, emo ]
Più emozionale, più riflessivo dell’esordio. Un inno alla violenta lentezza e alle rovine hardcore, sussurri che provocano terrore e pochi attimi rabbiosi persi in oceani silenziosi. Per chi sguazza nello slowcore, dai Codeine ai Duster.
14. ANOHNI and the Johnsons – My Back Was a Bridge for You to Cross
[ Rough Trade / Secretly Canadian | cantautorato, soul, chamber pop ]
Interpretazione vocale da brividi, testi laceranti, temi impegnati e quanto mai attuali: un lavoro da maneggiare con cura, tanto fragile quanto poetico. Provate a restare impassibili al cospetto della struggente Scapegoat o della delicata Sliver of Ice (quest’ultima in particolare, se avete amato Lou Reed, vi procurerà un magone grande quanto la bellezza di questo disco): se doveste fallire, sappiate che siete in buona compagnia.
13. The Murder Capital – Gigi’s Recovery
[ Human Season | post-punk, art rock ]
Un lavoro compatto e ben strutturato, in cui la malinconia persiste ma non è più un mood ossessivo e permanente come accadeva nel precedente album, bensì si tramuta in una sottile, piacevole trama impalpabile che ricopre ogni cosa in maniera sapientemente dosata.
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12. Protomartyr – Formal Growth in the Desert
[ Domino | post-punk, art punk ]
Mentre continuano a superare i confini del post-punk, spogliandosi al contempo di questa etichetta, Joe Casey e soci si ergono a innovatori della scena rock di oggi con un album fantasioso e originale, lasciando un solco che rimarrà per lungo tempo e dimostrando ancora una volta di essere una band unica e peculiare.
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11. Lankum – False Lankum
[ Rough Trade | Irish folk music, avant-folk ]
Nel suo tentativo di riportare alla luce (o gettare ombra) sulla memoria, il nuovo lavoro della band irlandese è un gioiello che risplende di una magnificenza unica e l’impressione è che, come ogni tradizione che si rispetti, difficilmente verrà corroso dal passare del tempo.
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10. PJ Harvey – I Inside the Old Year Dying
[ Partisan | cantautorato, art rock, indie folk ]
Disco non immediato che necessita tempo e pazienza, figlio diretto di Orlam, romanzo in versi pubblicato lo scorso anno. Il Dorset, uno dei grandi amori di Polly Jean, scorre lento sullo sfondo tra canti di uccelli, dialetti locali e la ricerca di un connubio quasi primordiale con la natura.
9. shame – Food for Worms
[ Dead Oceans | art punk, post-punk ]
Un lavoro sperimentale e per questo difficile da capire subito. Serve tempo, serve che la musica fluisca bene dentro le orecchie dell’ascoltatore, che ogni traccia si conficchi e rimanga in testa. E, tanto premesso, l’album riesce in quest’impresa, grazie ad una invidiabile padronanza dei suoni e a dei ritornelli da cantare tutti insieme a squarciagola sotto ad un palco.
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8. Swans – The Beggar
[ Young God / Mute | experimental rock, post-rock, neofolk ]
Una narrazione potente, tanto terribile quanto intenzionalmente accessibile, che esorcizza la paura della morte ed intreccia l’immortalità dell’arte con la vulnerabilità dei suoi creatori e dei suoi fruitori.
Che cos’è in fondo la vita, se non un continuo e costante bisogno di ingannare il tempo mentre attendiamo che l’inflessibile Atropo recida il filo?
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7. Home Is Where – the whaler
[ Wax Bodega | Midwest Emo, post-hardcore, folk punk ]
Gli sbalzi emotivi sono un fertile concept che unito alla fluidità compositiva fa suonare il tutto come un’abile orchestra in grado di passare in una manciata di minuti dall’emo alle derive post-hardcore più squisitamente screamo, alle influenze folk o all’alt-country. Sarcastico, acuto e intriso di spaccati e metafore sulla società contemporanea: con l’urgenza e la fragilità delle corde vocali di Brandon McDonald, è una colonna sonora che serve come allenamento per quando le cose andranno di male in peggio (d’altronde, everyday feels like 9/11).
6. Mandy, Indiana – i’ve seen a way
[ Fire Talk | post-industrial, noise rock, EBM ]
La band di Manchester sembra voler dimostrare che nella musica esistono ancora innumerevoli territori inesplorati. Lo fa in maniera ipnotica e terrificante, quasi impenetrabile ma al tempo stesso estremamente godibile e ballabile, confonde e destabilizza con suoni al confine fra realtà e allucinazione uditiva.
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5. Yo La Tengo – This Stupid World
[ Matador | indie rock, experimental rock, noise pop ]
Non sappiamo se nella ex Jugoslavia pensino alla musica del trio di Hoboken quando parlano di umirati u lepoti (letteralmente “morire nella bellezza”), ma non esiste frase migliore per descrivere le sensazioni che questa band eterna riesce ancora a trasmettere, anche quando la logica del tempo vorrebbe che magia e ispirazione siano svanite già da un po’.
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4. King Krule – Space Heavy
[ XL / Matador | neo-psychedelia, art rock, slowcore ]
Un lavoro scritto durante numerosi viaggi in treno tra Londra e Liverpool. In mezzo, i paesaggi che scorrono dai finestrini e si ripetono ad ogni stazione. Il ritratto sonoro è una neo-psichedelia in salsa slowcore, il mix perfetto di art rock, trip hop e jazz. Denso, ipnotico, a tratti vulnerabile e maliconico, un album che tra chitarre liquide e soli di sax ci regala delle visioni notturne, come un mistero claustrofobico.
3. Slowdive – everything is alive
[ Dead Oceans | dream pop, shoegaze, ambient pop ]
Un disco che sfugge a chiare identificazioni temporali, cosa che accresce la sensazione di conoscere queste canzoni da tempo, e di averle fatte già nostre, avendole associate a ricordi e sensazioni già vissute. È una dissonanza cognitiva ingigantita dalle atmosfere del disco e che a sua volta ne ingigantisce l’esperienza.
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2. Squid – O Monolith
[ Warp | experimental rock, art punk, krautrock ]
Swing in a dream. Si apre con un sogno lisergico del cantante e batterista Ollie Judge il secondo capolavoro della band di Brighton, che sceglie di non adagiarsi sul rassicurante terreno fertile del post-punk e costruisce una vera e propria opera monumentale, fatta di isteriche dinamiche e insospettabili momenti di quiete che sfidano la tempesta. Un album solido, imponente, fragoroso: in una sola parola, monolitico.
1. Sufjan Stevens – Javelin
[ Asthmatic Kitty | indie folk, cantautorato, chamber pop ]
Dieci brani che ci afferrano il cuore e ce lo stropicciano fino a farlo sanguinare, fino a fargli perdere la sua forma. Un disco intimo, lacerante, personalissimo, pieno di dolore e rassegnazione.
Dopo ventitré anni di carriera, il cantautore nativo di Detroit è riuscito a scrivere un altro pezzo di storia del folk americano contemporaneo, e noi non possiamo che essergliene grati.
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Last modified: 22 Febbraio 2024