Quattro chiacchiere con la band di Austin in occasione della prima data inglese del loro lungo tour nel vecchio continente.
[Foto in copertina © Sheva Kafai]
[Foto all’interno © Lara Magnelli]
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[ITA]
Incontro i DAIISTAR in occasione della data londinese del loro tour europeo allo Strongroom Bar. Siamo a Shoreditch, zona un tempo molto hip e frequentata dalle icone dell’indie inglese, adesso ridotta a moltitudini di karaoke bar e ristoranti. Lo Strongroom resiste; sorpassato il fiume di persone che popola il pub garden, si entra nella venue vera e propria, un basement dove sono passate band da tutto il mondo, dove si perde l’udito e si celebrano le sottoculture.
Arrivo all’appuntamento e scorgo subito – con occhiali scuri e cappello texano sulla schiena – Alex Capistran, cantante e creatore del progetto DAIISTAR che, a detta sua, “non prevedeva di far diventare una band”. Durante la pandemia, Alex aveva pubblicato qualche traccia in autonomia per poi realizzare che dargli una forma più completa potesse elevare il tutto. E allora ecco che con una sola jam session Nick Cornetti (batteria), Derek Strahan (synth) e Misti Hamrick (basso) sono ufficialmente diventati parte della band.
Ci prendiamo una birra (o anche due) e ci sediamo appena fuori dalla sala concerti per fare due chiacchiere. Alex mi dice che sta iniziando ad accusare la stanchezza, specie per i ritmi (alcolici) del tour.
***
Beh, intanto grazie mille di aver trovato tempo per un paio di domande. Come sta andando il tour?
Alex: Siamo quasi a metà del tour e in tutta onestà ci siamo trovati bene in ogni città. Sta andando alla grande.
E in Italia? Com’è andata? C’è stato qualche momento memorabile?
A.: Abbiamo visto il Colosseo alle 3 di mattina, senza turisti in giro.
Avete scavalcato?!
A.: Sì.
Davvero?!
A.: No. Ma è stato pazzesco girare intorno ai fori romani dopo aver passato ore a bere in vari bar.
E il Fuzz Club Festival a Eindhoven com’è stato?
A.: Credo che abbiamo suonato davvero bene quella sera, probabilmente il concerto migliore sinora. E poi abbiamo venduto un sacco di merch, che non fa mai male.
[Nel frattempo Nick, che intanto si stava mangiando un hamburger, si unisce a noi.]
Come avete iniziato a lavorare con Fuzz Club Records?
Nick: Gli mandammo il disco appena finimmo di registrarlo. Erano decisamente i primi nella nostra lista di etichette a cui aspiravamo. Abbiamo poi cominciato a parlare con Casper (Dee) e Jack (Palfrey) ed è stato tutto molto naturale. Ci siamo trovati subito a casa.
Ci sono colleghi di etichetta che vi piacciono o con cui vorreste collaborare?
N,: Abbiamo beccato i MAQUINA. di recente e ci piacciono un casino.
A.: I The Jesus and Mary Chain, ovviamente. Sono una delle nostre band preferite ed è pazzesco pensare che siamo parte della stessa etichetta. Sarebbe incredibile magari supportarli in tour.
Sono sicura che succederà. A proposito di tour, cosa vi state ascoltando in viaggio?
A,: Sto cercando di spaziare un po’, mi sembra di aver ascoltato tantissimo di quello che c’è. Cos’altro c’è là fuori?
N.: Ci spariamo roba che fa ballare. Ultimamente gli Ace of Base sono on repeat.
Me li ricordo, purtroppo, Sono vecchia.
[Ridiamo.]
Parliamo del remix di Velvet Reality a cura di Sonic Boom (Pete Kember) uscito oggi. Com’è nata la collaborazione?
A,: Mi ricordo di aver postato qualcosa degli Spacemen 3 su Instagram, taggandolo. Lui l’ha ripostato e poi io l’ho ricondiviso, così gli ho scritto e abbiamo iniziato a messaggiare. Gli ho detto che avevamo appena completato l’album (Good Time, Fuzz Club, 2023) con Alex Maas dei Black Angels e poi gli ho chiesto se fosse interessato a remixare una delle tracce. Lui ha subito detto di sì ed è tutto successo molto naturalmente. È veramente un onore per noi.
Come mai quella traccia nello specifico? Credo di aver letto che il disco doveva proprio chiamarsi Velvet Reality – c’è un significato particolare?
A,: No, ci piaceva il nome, tutto qua. È stato Pete a sceglierla.
Il risultato è pazzesco, quindi…
A,: Sì, Pete ama il tremolo. È il suo marchio di fabbrica.
Vi siete mai incontrati di persona?
A.: Misti ci ha passato una serata insieme. Non so cosa sia successo ma credo che si siano trovati molto bene. Erano al Levitation Festival.
E il singolo Clear? Dimmi un po’ com’è venuto alla luce.
A.: Era una b-side, una traccia che non siamo riusciti a incastrare nell’album, non credo c’entrasse molto, ma il pezzo è bello e volevamo farlo uscire. Abbiamo deciso di stamparne solo 500 copie su un 7 pollici, quindi… get ‘em while you can.
La cover è fighissima. Chi l’ha fatta?
A.: Mi ricordo di aver visto l’artwork che questo artista francese, Liorzh, aveva fatto per i Windows, una band di LA che conosciamo e allora l’ho contattato. Gli ho dato carta bianca: il risultato ci è piaciuto molto.
Parliamo della scena shoegaze: credo di aver letto che non vi piaccia troppo etichettarvi così.
A.: In realtà non mi dispiace se la band viene definita shoegaze. Credo sia un genere incredibile. È musica noisy, mi piace. Non credo che i DAIISTAR siano propriamente shoegaze ma ci sono senz’altro degli elementi di quello che facciamo che lo ricordano.
Ci sono altre band con cui vorreste collaborare?
A.: Beh, i Tame Impala.
Come biasimarti. Ti devo chiedere una cosa però: ti piace anche la loro roba più recente?
A.: Mi piace tutto.
Io sono un po’ una rompipalle. Per me il primo EP, quello con Half Full Glass Of Wine, e Innerspeaker sono irraggiungibili.
A.: Diciamo che le batterie diventano sempre più pulite col tempo. Ma Kevin Parker è un talento incredibile e spero di poterci lavorare insieme in futuro.
Magari potresti condividere qualcosa su Instagram e taggarlo, e poi lui ti riposta, e così via…
[Ridiamo.]
Chi altro?
A.: I The Jesus and Mary Chain, ovviamente. Sono una delle mie band preferite. E poi penso a una reunion degli Oasis…
Oh, ok. Dimmi di più.
A.: Io amo gli Oasis. Come si fa a non amarli? Però so che è un argomento delicato per alcune persone…
Sentiti libero. Io li amo forse più di te. Quanto pagheresti per vederli in concerto se si riunissero?
A.: Cazzo. Non lo so. 5 dollari? Scherzo.
N.: Non più di 300 dollari.
A.: Di più non potrei
Li hai mai visti dal vivo?
A.: Gli Oasis? No, solo su YouTube. Tu?
Sì.
A.: E… ?
Ehhhh. Pazzeschi.
A.: Sono molto invidioso. Noel Gallagher era a Austin con la band di recente, ma io non voglio vedere gli High Flying Birds, io voglio gli Oasis.
Qual è il tuo disco preferito?
A.: Definitely Maybe, senza ombra di dubbio. Sono diventati un po’ troppo rock n roll per me dopo Morning Glory. Quell’album è perfetto dall’inizio alla fine. Qual è il tuo?
Credo Be Here Now.
A.: Ok, diciamo che la quantità di pezzi incredibili ha iniziato a scendere, ma ci sono sicuramente cose che mi piacciono anche dopo.
Cosa vi aspetta adesso? State scrivendo nuovi pezzi?
A.: Ho parecchie demo, al momento sono su SoundCloud. Siamo stati molto impegnati col primo disco e il tempo scarseggia per pensare a cose nuove. Quando torneremo a Austin ci penseremo. Essere presi dal tour è comunque una cosa buona, non voglio forzare qualcosa che non ha spazio per accadere adesso.
Hai già abbastanza pezzi per un nuovo album?
A.: Decisamente, ma vorrei cercare di avere più opzioni e scrivere in maniera collaborativa col resto della band, a differenza di cosa è successo per il primo disco.
Ci state riuscendo?
A.: Ci proviamo. Vorrei che almeno metà del prossimo album fosse scritto da tutta la band.
Riuscite a scrivere in tour?
A.: Se solo fossimo in un bel tour bus… Ma non è così. Siamo in quattro in un piccolo van. Qualche idea mi è venuta e l’ho registrata col telefono, ma per il resto ci penseremo quando torneremo negli Stati Uniti.
Grazie, ragazzi! Ci vediamo dopo il concerto.
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[ENG]
I meet with DAIISTAR just before the first gig of the UK leg of their long European tour at the Strongroom Bar in Shoreditch. This area, once the place where lots of my indie icons would hang out, has since turned into a big karaoke bar. The Strongroom, though, is one of the very few spots where – beyond the sea of city workers and random people filling up the beer garden – you can still find a great independent venue. In that dark basement, I have seen underground bands from all over the world and have almost certainly started to lose my hearing – in a good way (if there’s one).
As soon as I get there, I immediately notice the band’s singer and founder Alex Capistran – he stands out from that beer garden crowd as wearing a big pair of black sunglasses and matching cowboy hat on his back.
Alex never planned for DAIISTAR to be a full band; during the pandemic, he started to release a few tracks he’d been writing on his own and soon realised that having a full line up could do the project some good. That’s when he reached out to Nick Cornetti (drums), Derek Strahan (synths) and Misti Hamrick (bass) and just after a day spent jamming in the studio, the band was born.
We get to the bar for a beer (or two), then take a sit just outside the aforementioned dark basement for a quick chat. Alex tells me he’s pretty tired from all the tour travelling and drinking.
How are you? How’s the tour been so far?
Alex: The tour has been great, we’re a little over halfway through touring. Everywhere we’ve been has been really accommodating, we’re having a really good time out here.
How was it to play in Italy?
A.: We saw the Coliseum at 3am and there was no one there.
Did you break in?!
A.: Yeah, we broke in…
Really?
A.: No, we didn’t. But yeah it was nice to walk around and see all that history at 3am after a late night at the bar.
How was Fuzz Club festival in Eindhoven?
A.: It was amazing. We put on a great performance I think and everyone seemed to enjoy it. That might have been the highlight of the tour so far. We also sold a shit ton of merch. Good to go back home with a bit of money in our pockets.
[Nick now joins us whilst finishing his burger.]
And how did it start with Fuzz Club Records?
Nick: We sent them the record after we recorded it. They were our first pick. We sent it to a bunch of other labels as well, but after starting to talk with Casper (Dee) and Jack (Palfrey), they just seemed like the best fit. They’re great dudes.
Are there any bands on the label that you’re fond of?
N.: We met MAQUINA. recently, those guys are sick.
A.: The Jesus and Mary Chain, obviously. They’re a big influence for us so it’s pretty cool to be on the same label as those guys. Hopefully we can tour with them soon.
I am sure it’s gonna happen soon. Have you been listening to any cool stuff while on tour?
A.: I have just been trying to find new stuff lately. I feel I dived into almost everything… What else is there
N.: We’ve been jamming a lot of like Ace of Base, just like stuff that makes us wanna dance.
I remember them. I am that old.
[We laugh.]
Let’s talk about Sonic Boom’s remix of your track Velvet Reality, out today. How did you get Pete Kember to get involved in this?
A.: I think I posted something on Instagram about Spacemen 3 and he reshared it, and then I reshared it… And so I was like “hey what’s up?”. So we started talking and I told him that we just recorded a record with Alex Maas from The Black Angels and then I asked him if he would be interested in remixing a song. He said he was down, so it just naturally fell into place like that. I am so honoured to have Sonic Boom collaborating with us.
Why that song? I am pretty sure I read somewhere that you wanted to actually call the album Velvet Reality. Does that song have a special meaning?
A.: No, I thought it just sounded cool. He picked that song, I just sent him the album.
Are you happy with the result? I think it’s fucking cool
A.: Thank you. Oh yeah, he loves tremolo and just puts it everywhere. That’s his signature. He’s really great and talking to him – he’s very nice too.
Have you hung out at all?
A.: Misti hung out with him at Levitation. I think it went well.
What about the Clear single, tell me more about that track.
A.: That was a b-side to the LP. I couldn’t find a proper space for it on the record but the song is good, so we had to do something with it. We set it aside and now it’s a 7 inch. Fuzz Club only pressed about 500 of them and we’re never going to repress them, so get ‘em while you can!
What’s the story behind the artwork?
A.: I saw this French guy’s, Liorzh, artwork he made for a band we know from LA, Windows. I reached out to him and gave him the go ahead to do whatever he wanted and I think it’s pretty cool.
I believe you’ve got an opinion about the whole shoegaze revival scene and that you don’t necessarily like to be labelled as a shoegaze band?
A.: I don’t mind being called shoegaze. I think it’s a cool genre and really like a lot of the bands that fall under that genre. It’s noisy music, I like it. I don’t think we’re that shoegazey but loosely maybe we can fall under that genre.
Are there any other bands you’d love to work with?
A.: Tame Impala would be cool.
Do you like the most recent stuff too?
A.: I like all of it.
I am a bit fussy about it. The first EP and Innerspeaker are the best for me.
A.: The drums keep getting cleaner and cleaner on his records but I think Kevin Parker is very talent. Maybe in the future we can collaborate.
Maybe you’ll share something on Instagram and he’ll repost it, and there you go…
A.: We’ll see if that works this time (laughs).
Who else?
The Jesus and Mary Chain, obviously. They’re one of my favourite bands. Also, I am thinking of the Oasis reunion…
How do you feel about that?
A.: I love Oasis, it’s hard not to. It’s a touchy subject for some people.
Tell me more, you’re safe. I love them.
A.: I like them.
How much would you pay to see them live?
A.: Probably like.. 5 bucks. I am just kidding.
N.: It wouldn’t be more than 300.
A.: Ok, no, I can’t go past 300.
Have you ever seen them live?
A.: Oasis? Just on YouTube. Have you?
Yeah. It was amazing.
A.: It’s great. I am jealous. Noel Gallagher was in Austin recently, but I am trying to see Oasis, not the High Flying Birds.
What’s your favourite record?
A.: Definitely Maybe. It has all the hits on there. They started getting a little too rock n roll after the second album. You might have an opinion about that…
Yeah, my favourite is Be Here Now so…
A.: I think the amount of good songs were compressed in the first two records and then they were sprinkled out in the rest of the albums.
What’s next for you? When can we expect a new record?
A.: I have a bunch of songs demoed, just sitting on SoundCloud. We’ve been so busy with this record and there hasn’t been much time to work on anything new. We might start working on stuff when we get back to the States, but we have more shows there too. We’re trying to find the time, but being busy is good too. I don’t want to be pushing something that doesn’t have to happen immediately. I think that taking the time to work on new projects is good.
Would you have enough tracks already?
A.: There’s enough but I think that having more options is good. I want to try to write more songs together as a more collaborative thing rather than me sitting at home doing it all as it happened with the first record.
Has that changed?
A.: I want to start this process for the next record, at least for half the songs.
Can you write while touring?
A.: It’s kinda difficult. We’re on the go constantly. It’s not like we’re in a big tour bus where you can just grab your guitar and start singing. We’re in a small van, very uncomfortable, there’s four of us in there… It’s not really the environment to write anything new. I guess ideas come to my mind, I’ll sing a little tune and record it with my phone but that’s as far as I can get.
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Last modified: 17 Luglio 2024