In occasione della sua esibizione allo Spring Attitude, la band londinese ci ha raccontato un po’ di cose sul proprio background musicale e su come vorrebbe suonare in futuro.
[Intervista a cura di Federica Finocchi e Vittoriano Capaldi]
Foto in copertina © Sam Keeler
Foto all’interno © Emanuele Pantano
Dopo aver scritto di WOOF., il loro recente album di debutto, abbiamo deciso di addentrarci ulteriormente nell’universo umano e sonoro dei Fat Dog, una delle band più chiacchierate del momento in ambito dance e post-punk.
L’occasione ci è stata fornita dall’esibizione della band londinese durante la seconda giornata dell’edizione 2024 dello Spring Attitude Festival, kermesse romana che anche quest’anno ha portato a Cinecittà una nutrita schiera di nomi internazionali di spicco.
Birra in mano, Joe Love – voce e chitarra – e Chris Hughes – synth e tastiere – ci accolgono nel backstage indossando delle improbabili magliette sulle quali campeggia un “Roma 6 unica” di tottiana memoria. Ce n’è già abbastanza per rendere unico questo settembrino pomeriggio romano.
Una rapida ascesa
Quando ci si approccia ai Fat Dog, una cosa che colpisce subito è il fatto che il quintetto di South London ci ha messo davvero poco tempo a salire alla ribalta nell’affollatissima scena post-punk britannica.
Dalla pubblicazione del primo singolo – King of the Slugs, datato agosto 2023 – all’uscita dell’album di debutto è passato poco più di un anno, un lasso di tempo piuttosto breve durante il quale la band è riuscita a ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto nel panorama alternativo inglese (se non addirittura continentale).
“Se ci aspettavamo un’ascesa così rapida? Sinceramente no, ogni tanto siamo anche umili”, ci dice, ridendo, Chris. “Quando sei agli inizi, al massimo ti chiedi se la roba che suoni potrà piacere a cinquanta persone”, prosegue Joe. “Devo dire però che passare in poco tempo dal suonare davanti a venti persone all’esibirsi in una sala con all’interno un migliaio di fan che sono venuti ad ascoltare la tua musica è un qualcosa di folle, oltre che fantastico. È quello a cui aspiri fin da quando inizi a suonare, fondamentalmente.”
Viol-Dance punk?
Tra synth massicci, beat ossessivi e atmosfere da rave, la musica dei Fat Dog sembra aderire alla perfezione all’etichetta di Viol-Dance Punk che abbiamo provato a sdoganare in un articolo pubblicato di recente sul nostro sito.
Il sound della band appare piuttosto affine a quello di nomi come Thank, Mandy, Indiana, Chalk, Enola Gay, gruppi che combinano in maniera peculiare una irresistibile vena danzereccia ad una spiccata aggressività noise.
“Ci piace questa etichetta, tanto più che i Mandy, Indiana hanno anche remixato un nostro pezzo, ma, se dobbiamo essere proprio sinceri, ci sentiamo più che altro una band pop”, confessa Joe. “Magari in futuro ci metteremo a fare dello “shit pop” un po’ rozzo”, continua scherzando (o forse no).
E, quando si tratta di fare un esempio di artista pop a cui potrebbero ispirarsi in futuro, Joe e Chris sembrano non avere dubbi: “Post Malone, decisamente. Anzi, magari proporremo un qualcosa che Post Malone non ha ancora fatto… Post Alone! In ogni caso, il nostro obiettivo è quello di continuare a divertirci e fare il tipo di musica che ci piace e che vogliamo ascoltare”.
The Windmill & South London
Parlare di una band senza tenere conto dell’humus musicale e culturale nel quale essa si è sviluppata può essere davvero limitante. Come molte altre realtà di South London, i Fat Dog sono cresciuti nell’ambito della scena alternativa che ruota attorno al Windmill, locale che negli anni è divenuto una vera e propria icona e che ha avuto un peso fondamentale nella genesi della nuova scena britannica.
Dai Black Country, New Road ai Fat White Family, dai black midi agli Squid, sono innumerevoli gli esempi di gruppi la cui crescita e ascesa è da attribuire anche all’atmosfera unica che si respira all’interno del live club di Brixton.
Chris ci spiega che “Al Windmill ogni giorno trovi tre o quattro band nuove a suonare, e non importa se il concerto va male: anche se fai schifo, Tim Perry (il promoter del locale, ndr) non ti dice di andare a quel paese, piuttosto ti propone di tornare tra una settimana, perché la prossima volta sicuramente suonerai meglio.”
“È capitato anche a noi”, gli fa eco Joe. “All’inizio le nostre esibizioni non erano il massimo e ci sentivamo quasi in imbarazzo, ma col tempo miglioravamo sempre di più e in questo senso l’approccio di Tim è stato davvero importante.”
Wide Awake, un festival per tuttə
Rimanendo in tema South London, i Fat Dog hanno fatto parte della multiforme line up del Wide Awake 2024 (qui vi raccontammo l’edizione dello scorso anno), giovane e frizzante festival in Brockwell Park – a due passi da Brixton – che vede riuniti su più palchi band e artisti dei generi più disparati e provenienti da tutto il mondo.
Il festival si svolge in un’unica giornata, generalmente l’ultimo sabato di maggio, e attira folle di fan da ogni dove anche per merito dell’ancora contenuto prezzo del biglietto.
In questa piccola ma enorme oasi di serenità, caratterizzata da acqua gratuita, gestione impeccabile delle distanze tra un palco e l’altro e bella musica, la band dei Nostri si è esibita proprio a casa sua, con lo skyline a fare da imponente sfondo, facendo impazzire le migliaia di presenti.
“Io amo il Wide Awake“, ci dice Joe. “Quando sono a casa della mia ragazza riesco persino a sentire i soundcheck. Da casa sua c’è la vista del Brockwell Park ed è fantastico”.
Nel frattempo, tra una chiacchiera e l’altra, si avvicinano i Viagra Boys e noi assistiamo con gli occhi a cuoricino al caloroso abbraccio che Sebastian Murphy regala a Joe e Chris, con una complicità che quasi ci fa commuovere. Il fratello maggiore che battezza i suoi fratelli minori, o i cugini di primo grado. Mettetela come volete.
Dal momento che avevamo venti secondi per fantasticare, nelle nostre menti frullano sogni di collaborazione tra le due band e chissà… mai dire mai.
Wither & videogame
Durante la marcia di avvicinamento all’uscita di WOOF. sono stati pubblicati ben cinque singoli, con altrettanti videoclip. Non si può negare una certa cura anche nei minimi particolari di ogni video, l’uno diverso dall’altro. Luci al neon disfunzionali in All The Same, atmosfere surreali in Running e I am the King, creature fantastiche da combattere in Wither. I Fat Dog stessi, infatti, sono i protagonisti del videogioco ricreato nel loro ultimo singolo e sembrano divertirsi un mondo, anche da personaggi animati all’interno dello schermo.
“Mi piacciono i videogiochi. Gioco ad Assassin’s Creed e Minecraft, per fare due esempi”, dice Joe. “Ma è lui il vero nerd” e indica Chris, che interviene: “Io amo i giochi che hanno a che fare con le mappe. Gioco a Crusader Kings II nel van”.
Influenze “plasticose”
L’utilizzo corpulento dei synth e le ambientazioni techno/rave amalgamate a sonorità dance-punk hanno destato particolare interesse nei seguaci di questa scena britannica che sembra non essere intenzionata a fermarsi.
Ascoltando WOOF. nella sua totalità, sembra di venire trasportati in una dimensione parallela in cui tutto è concesso, dall’azione più ordinaria a quella più originale.
Mondi a sé stanti si fondono: dai luminosi ritmi che paiono provenire direttamente dalla penisola balcanica alle atmosfere danzerecce della musica klezmer, passando per il clima pulsante ed ossessivo della rave scuola anni ‘90. Ogni cosa non sembra mai lasciata al caso, ma frutto di esperienze e ricordi del quintetto londinese.
“Sono cresciuto ascoltando molte cose di Plastikman e di Jeff Mills, anche se quest’ultimo è di Detroit, ma musicalmente sembra davvero inglese”, rivela Joe. Subito dopo Chris si inserisce nel discorso imitando a voce suoni che non possono essere riprodotti né su carta, né in altro modo. Ci fa capire che ama i suoni presi da qualsiasi oggetto possa ricreare un rumore particolare, e lo fa stringendo – anzi, stritolando – più volte il bicchiere di plastica a portata di mano.
Satisfaction come nuovo inno nazionale italiano?
Come se il quadro generale non fosse già abbastanza eccentrico di suo, i Fat Dog sono soliti chiudere le loro performance live con una cover decisamente non consueta, quella del singolo electro house di enorme successo del DJ italiano Benny Benassi: Satisfaction.
“Una delle migliori canzoni che siano mai state scritte! Dovrebbe essere il vostro inno nazionale!!” afferma Chris con convinzione ed enfasi, tanto che pure noi ce ne convinciamo e ci chiediamo come abbiamo fatto a non pensarci prima. “Credo sia stata suonata prima di qualche partita in passato, no?” ci chiede Joe, ma noi non abbiamo risposte. Probabilmente si confondeva con Seven Nation Army, ma chi siamo noi per rovinare una bellissima storia con la verità?
Loro nel frattempo continuano a tirare fuori hit italiane degli anni ‘90/’00, come Blue degli Eiffel 65, rivelando una solida conoscenza sullo scottante tema.
E, quando più o meno ironicamente chiediamo se il prossimo album possa avere pressappoco quel tipo di sonorità, a Joe si illuminano gli occhi: “Sì, probabilmente sì”.
***
L’energia pazzesca dei Fat Dog è contagiosa, così come la loro simpatia e umiltà. Vederli dal vivo è sempre una gran bella esperienza, ma lo è ancor di più osservarli nei panni di normalissimi ragazzi che rispettano la musica e amano genuinamente ciò che fanno. Ringraziamo Joe e Chris per il tempo speso con noi, nonché Virus Concerti e l’organizzazione dello Spring Attitude Festival.
Ci vediamo il prossimo anno!
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dance-punk fat dog interview Intervista Post-Punk spring attitude festival
Last modified: 27 Settembre 2024