Simone Cicconi, un emergente che non è emergente per niente. Suona e canta da sempre ed è un ottimo creatore di soundtrack per videogiochi. Uno tosto. Forte, fragile e un po’ dannato. Ma col cuore buono. E tanta ironia. Oggi ci sorprende con l’album Troppe Note (Ma in compenso anche troppe parole), un disco ormonale, umorale e generazionale. Il genere è rock elettronico. Ma bisogna andare oltre. Colpisce che ha fatto tutto lui. Un artista completo. Si è mosso con due superfidi: il chitarrista Nazzareno Zacconi e il bassista Matteo Moretti. Fin dalle prime note l’album graffia. Picchia. Ma diverte ed emoziona anche tanto. All’inizio tenti di inquadrarlo sotto qualche rassicurante etichetta. Subsonica? Daniele Silvestri? Bluvertigo? Un nuovo cantautore? Certo. Questo sì. Ma poi, traccia dopo traccia, scopri sempre di più l’Artista. Quello vero. Ti lasci andare, come il pubblico dei suoi concerti, che prima lo annusa, poi lo rispetta, quindi si scatena e balla. D’altra parte è ormonale e generazionale. L’abbiamo detto. Il treno parte, ma più che un treno è un proiettile sulla shinkansen giapponese. Tastiere, chitarre, sax basso, batteria. Versi rappati, ritmo come se piovesse, chitarre doppiate dai synth.
Last modified: 10 Marzo 2015