Il convincente terzo album dei canadesi è solido e compatto, proprio come il loro suono.
[ 28.04.2023 | noise rock, post-hardcore | Artoffact Records ]
Sono in tre, fanno noise e vengono dal Canada.
Ammettetelo: tutti state pensando ai METZ. E invece no. In realtà non credo la band in questione si offenderebbe se venisse associata ad Alex Edkins e soci (del resto, sono sicuro sarà già successo decine di volte in questi anni), ma è arrivato il momento di dare il giusto merito al trio di Winnipeg.
Wrong Dream è il terzo album in studio dei tunic, quello che conferma una linea temporale (2019, 2021, 2023) all’insegna della perfetta equidistanza tra una pubblicazione e l’altra. Teoricamente roba da puristi della simmetria, in realtà segnale di una ricerca metodica della propria identità artistica che passo dopo passo si fa sempre più interessante.
Con la matrice sonora di riferimento che è sempre quella che mescola sferzate noise a derive post-hardcore, la nuova veste del trio presenta una tavolozza sonora più ampia rispetto a quella dei lavori precedenti. Non parliamo necessariamente di un ammorbidimento, quanto di un processo di lavorazione che ha portato la band canadese a forgiare un sound più complesso e stratificato.
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Se nei primi due capitoli della discografia il suono appariva efferato, tagliente e poco incline a compromessi di sorta, qui i tunic si concedono volentieri deviazioni e attimi di respiro, segnalando una certa intenzione di scandagliare a fondo tutte le potenzialità del proprio ventaglio musicale.
Non che le sonorità abbiano di colpo smesso di essere taglienti, anzi.
Sounds Repeat apre il disco nella maniera migliore possibile, presentando tutti gli elementi che hanno reso i tunic un gruppo molto apprezzato nella scena noise: voce graffiante, sezione ritmica poderosa, chitarre affilate.
Se My Body, My Blood unisce sapientemente i ganci melodici tipici degli IDLES all’esuberanza sonora degli USA Nails, con Indirect si finisce più o meno consapevolmente dalle parti di quel post-punk che strizza l’occhio al noise, connubio che ormai è divenuto un tratto caratterizzante della scena alternativa di questi anni.
Per chi si fosse messo a leggere queste righe alla ricerca della vera essenza noise tanto annunciata, il momento topico del disco non può che essere rappresentato dalla sguaiata doppietta Punishment Enough–Disease. Due brani gemelli che arrivano quasi a fondersi in un unico episodio, un po’ come nel caso – fatte tutte le debite proporzioni – di uno dei momenti più alti del noise rock tutto.
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La drammatica chiusura affidata a Empty Dusk è la dimostrazione più lampante di quanto il suono dei tunic sia maturato: cupe vibrazioni drone che, lavorando come una faglia sismica, accumulano una quantità di energia tale da generare infine il climax sensoriale di tutto il disco. Un finale collettivo e liberatorio, in cui i tre musicisti danno libero sfogo alle proprie urgenze espressive. E, perché no, anche un ponte verso un’ulteriore e gratificante ricerca sonora.
Wrong Dream è un disco compatto, solido e da ascoltare tutto d’un fiato, corrosivo ma anche accessibile.
I tunic non rivoluzioneranno il mondo della musica e non propongono nulla che non sia stato già ampiamente sviscerato in passato, ma i trentadue minuti che compongono questo nuovo lavoro sono un ottimo esempio di credibilità e sostanza.
Sarà poco? Decisamente no.
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Last modified: 6 Giugno 2023