Un viaggio nell’inferno personale dei Foxing

Written by Recensioni

Il quinto album della band statunitense è un macigno post-emo, la colonna sonora perfetta per il proprio inferno personale.
[ 13.09.2024 | Grand Paradise | emo, post-hardcore, art pop ]

Sono otto minuti che aspetto. Dai finestroni all’ingresso filtra la luce di un luglio rovente, la chioma degli alberi a fungere, inutilmente, da barriera. Una goccia di sudore mi scende dalla fronte e si ferma sul sopracciglio destro. L’open space in cui sto aspettando il mio turno è climatizzato, si sta bene, ci saranno 6-7 gradi di scarto con l’esterno. Non è il caldo, è l’ansia, ma non posso sudare, non adesso. Concentro tutte le mie energie per pensare ad altro, ma ogni pensiero mi carica di ulteriori aspettative. Non voglio essere qui, ma allo stesso tempo mi sembra l’unico luogo dove posso essere. Nove minuti di ritardo rispetto all’orario concordato, avranno avuto un contrattempo. Com’è l’ascella? Si vedrà mica? Ecco perché non indosso mai camicie. Mi sembra di sedere su questo divanetto da un’eternità. Lo avranno letto il curriculum stavolta? Quale versione di me stesso dovrò essere? Quale maschera sarò costretto a indossare stavolta? Dieci minuti, forse tocca a me. Ah no, falso allarme. Sarà un futuro collega? Uno sguardo durato qualche secondo e un sorriso mi basteranno per fare una buona impressione nel caso vada tutto bene? Un’altra goccia di sudore sulla fronte. Ecco perché non si indossano i jeans d’estate. Fuori il sole consuma l’asfalto di questa zona industriale, raggio dopo raggio. Voglio davvero venire a lavorare qui. Questo posto sembra un inferno migliore.

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Tredici anni di carriera, cinque album in studio, un’evoluzione costante e una capacità di mutare continuamente forma che sono valsi ai Foxing il rispetto dei colleghi e un buono zoccolo duro di fan. Partiti con l’emo sofferente di The Albatross, la crescita è passata per la ricerca di un suono di più ampio respiro (Dealer), un’improvvisa svolta post/art a confermarne ambizione e talento (Nearer My God) prima di una virata electro-pop a dimostrare che questo talento è in grado di produrre al tempo stesso hit radiofoniche e impeccabili impalcature emozionali (Draw Down The Moon).
Foxing è il quinto disco, quello omonimo, scelta che nella quasi totalità dei casi è uno statement per dire “questi siamo noi, questo è il disco che abbiamo sempre voluto fare”.

La svolta “pop” non ha sortito l’effetto sperato: troppo di classe, troppo ricercato, troppo particolare la voce spezzata di Conor Murphy, troppo impattanti i pochi momenti heavy. Mantenersi di musica è ancora un’utopia in una scena (quella che potremmo chiamare genericamente “emo”) dove il successo è relativo, e anche i numi tutelari dividono i loro sforzi tra progetti paralleli, produzioni per altre band e lunghissimi tour per degli Stati Uniti che sembrano davvero infiniti.

Foxing arriva dopo che la band è riuscita a mettere via abbastanza soldi con i lavori comuni intrapresi dopo la fine del tour di Draw Down The Moon. Autoprodotto, perché basta etichette che vogliono dire la loro pure sulle virgole. Senza compromessi, come solo chi ha guardato al futuro con speranza ed è rimasto scottato può permettersi di fare. 56 minuti come Nearer My God, l’altro disco che ha preso le aspettative dei fan e le ha portate al livello superiore. Quanto vogliamo giocarci con questo quinto album? Tutto.

They took all of your money, didn’t they?
They count their little homes from the peak
They pissed on your dreams, didn’t they?

Foxing in 2024
© Wil Discroll
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Mi ha fatto sedere in una sala riunioni che non viene mai usata. E si nota. Il Kallax bianco mette in bella mostra una pianta Ikea finta, un calendario e basta. “Aspettiamo due minuti che arrivi la collega.” mi dice “Al momento è impegnata in un’altra riunione.” Mi sorride. Cerca di mettermi a mio agio. Chissà quanti colloqui avrà fatto solo oggi. Per lei è una formalità, una X in più o in meno sul suo elenco di nomi che presto dimenticherà. Per me è l’occasione di una vita, il dentro o fuori. Ho aspettative altissime, anche se a me stesso e agli altri racconto che bisogna sempre tenere le aspettative al minimo: se va male va male, se va bene sei contento il doppio. Col cazzo. Ho passato ore a trovare le parole giuste per scrivere una lettera di presentazione nemmeno richiesta. L’ho spedita dopo un bel respiro, due mesi fa. Mi hanno chiamato l’altro ieri. Il mercato del lavoro viaggia su velocità completamente differenti tra domanda e offerta. Eppure siamo entrambi alla ricerca, come cani da tartufo. Lei è tranquilla. Non ha vero interesse in questo colloquio. È un ingranaggio molto piccolo in una macchina enorme a cui manca un ingranaggio ancora più microscopico. Quell’ingranaggio potrei essere io. Vorrei essere io. Vorrei mangiarmi le unghie per l’ansia. Oddio, e se mi guardassero le mani? Ci sono persone che giudicano anche quello durante i colloqui. Queste persone hanno mai avuto l’ansia? Si sono mai sentite costantemente in difetto nei confronti del prossimo? Come combattono questi pensieri se non si mangiano le unghie, con la melatonina? Non so nemmeno come ho i capelli, quanto sono sudato, quanto sembro preoccupato, se ho gli occhiali dritti, come sono seduto.

Forse devo accontentarmi di quello che ho, non sono adatto a chiedere di più.

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Foxing è stato presentato lo scorso 31 luglio con la registrazione di una conferenza stampa a cui la band ha invitato tutti i maggiori siti di informazione musicale (e non solo). Pitchfork, The Needle Drop, Paste, Spin, Men’s Health e via dicendo.
Alla conferenza si è presentato solo un reporter di Stereogum, che però è dovuto scappare prima dell’inizio per un problema di trasporti. La conferenza, che sembra finta per quanto cringe, si svolge in questo clima surreale e diventa il video del primo singolo Greyhound, che contiene frasi molto calzanti come “I’ve been feeling like my peak is in my past” e “There’s nothing I can do but laugh”, mentre i suoi otto minuti si sviluppano in un crescendo sintetico a cui si alternano improvvisi momenti di furia.

L’intero album è incentrato sul confronto tra nichilismo e speranza, e sul tracciare la linea tra i due, e bene si lega alla grandeur delle atmosfere di alcuni brani, schiacciata da una produzione spesso compressa e filtrata, quasi a non voler far godere l’ascoltatore di tutta la bellezza messa sul piatto dai Foxing, o forse proprio a volergliene far trovare anche dove sembra portata via.

Di sicuro Foxing è l’album più violento della band, dove anche i momenti più atmosferici vengono interrotti da improvvise esplosioni hardcore, dove l’urlato di Conor Murphy e del chitarrista (e produttore) Eric Hudson portano alla mente i The Armed di ULTRAPOP. L’impressione è davvero quella di una band arrivata ad una consapevolezza e maturità nuove, che non ha più paura di mischiare le carte (dentro Foxing ci sono brani adatti ai fan di ognuno dei precedenti quattro dischi) e che anche stavolta apre la propria anima per mettere sul piatto sentimenti reali e genuini.

Who’s there?
Laughing at me all my life

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Alla fine non lo avevano letto, il curriculum. Stava lì, in bianco e nero, stampato di fresco. È stato abbattuto un albero per questa farsa. La collega della riunione si è presentata 6 minuti più tardi. Faceva un sacco di smorfie strane, quasi a volersi far vedere interessata.

Non lo era.

Mi hanno chiesto solo cose che avrebbero potuto leggere prima. Ho risposto come se la mia vita dipendesse da questo scambio di battute, e in quel momento l’ho pensato veramente. Nei loro occhi c’era la scintilla artificiale di chi sa mostrare abbastanza entusiasmo per non uccidere immediatamente le speranze dell’interlocutore. Parliamo per 48 minuti.
Quando stringo le loro mani sento una vibrazione positiva, la promessa di un cambiamento in arrivo. Non è possibile che qualcuno possa svolgere un colloquio più perfetto di questo. Come cambia in fretta la percezione di noi inguaribili finti ottimisti. 
Mi dicono che avrò loro notizie entro 2 settimane, qualunque sia l’esito. Dicono di avere avuto delle buone sensazioni, che sono soddisfatte. Sorrido. Le ringrazio ancora. Scendo le scale, attraverso l’ingresso, ringrazio la receptionist per la gentilezza e la disponibilità. Le auguro una buona giornata. 
Quando apro la porta sembra di entrare in un’altra dimensione. I raggi del sole mi trapassano come se volessero cambiare ogni molecola del mio corpo. Ormai sono madido di sudore, un mostro delle paludi, una vergogna per il genere umano. 
Eppure, nonostante tutto, verrò preso. Ne sono sicuro. Il lavoro è mio. Che bella la vita quando ci si impegna. È proprio vero che il nostro futuro è nelle nostre mani.

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Se il secondo singolo Hell 99 rappresenta il momento più smaccatamente heavy dell’album, è anche in brani come Gratitude che si percepisce quella libertà creativa che va dal synthpop allo screamo nel giro di una manciata di minuti. O nella tensione di Kentucky McDonald’s, che nel suo crescendo sfocia nell’epica, prima di mettere improvvisamente la quinta ed investire tutto nel suo passaggio. O in una Barking perfetto singolo dream pop in odore di Future Islands. O ancora nell’opener Secret History, quasi ecumenica nel suo accompagnare l’ascoltatore per mano su territori conosciuti, prima che un’esplosione improvvisa faccia crollare ogni certezza, presentandoci una band molto diversa da quella che pensavamo di aver imparato a conoscere.

Siamo una band da molto tempo ormai. Cos’ha significato tutto questo? Ne è valsa davvero la pena? Frega davvero qualcosa a qualcuno?” si chiede Murphy in una recente intervista, e non riesce a darsi una risposta che lo convinca appieno. Al tempo stesso, anche stavolta i Foxing hanno messo tutto sé stessi in questa ennesima reincarnazione, il nuovo atto dell’esplorazione di una galassia rock indipendente che tende a dimenticarli, band DIY oscurata dagli squali dell’hype e dalle mode del momento.

Told myself there has to be a better quality of suffering
There has to be fatigue worthy of something but there‘s nothing

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Sono passate 2 settimane, non ho ricevuto notizie. Luglio ha ceduto il passo ad agosto. Le aziende iniziano le loro ferie. Forse c’è stato un contrattempo, mi dico. Aspetto.

È arrivato settembre. Sul sito dell’azienda c’è la foto di un ragazzo più giovane di me nel ruolo che già pregustavo mio. Non ho ricevuto nessun feedback, neanche stavolta. La vuota promessa di una corretta comunicazione si è infranta nuovamente su qualcosa che non so definire. Pigrizia? Vergogna? Semplice dimenticanza? 

Ho perso il conto dei colloqui svolti da inizio anno. Sono ancora costretto nel mio inferno. Ho lavato e stirato la camicia. Domani si torna di nuovo in scena.

Is this all there is?
Fuck fuck fuck

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Last modified: 16 Settembre 2024