Il resoconto della sua performance al festival di installazioni artistiche e visive conclusosi ieri.
(di Filippo Duò)
Seguire nuove correnti per cambiare rotta oggi risulta più che mai indispensabile, anche dal punto di vista musicale, in un’epoca caratterizzata dalla possibilità di estendere le contaminazioni fino a raggiungere territori inesplorati. Era proprio questa la sfida alla base di EMERGO, festival di installazioni artistiche e visive tenutosi a Cesena in tutto il mese di novembre. Ieri abbiamo partecipato alla serata conclusiva, in cui è risultata evidente ancora una volta la grande attenzione per sonorità ricercate e non scontate da parte dei ragazzi di Vista Mare, organizzatori dell’evento.
Il mood è chiaro già ascoltando i musicisti di apertura: grande sperimentazione musicale e visiva in grado di portare il pubblico in un vero e proprio viaggio multisensoriale. Sul palco si alternano Manuel Pistacchio, Daykoda e Mr Everett, tre progetti che seguono le proprie visioni artistiche con grande passione e si percepisce immediatamente. Il pubblico si fa immediatamente catturare dai suoni elettronici e percussivi dei vari set, sviluppati in un ideale collegamento fra passato e futuro, postmoderno e libero da vincoli.
Il nome più atteso, però, è quello di Venerus, headliner della serata, che prosegue il filone sonoro mettendo in scena la sua personale e originale fusione di generi, fino a superare rigide distinzioni. L’artista milanese è il fiero rappresentante di un’idea musicale dove non esistono paletti o barriere, ogni cosa ne può influenzare un’altra. Comincia così il suo set, con un’intro di pianoforte, suonato dallo stesso Venerus, e i tocchi raffinati del batterista Danilo Menna, in un’atmosfera estremamente jazz. Via via il sound si fa sempre più vigoroso con l’entrata in scena del sassofonista Vittorio Gervasi e innesti di synth e bassi a colorare il tutto. I musicisti sono magnetici, hanno un’intensità scenica di grande impatto e nel giro di pochi pezzi si possono percepire atmosfere soul, funk ed elettroniche, a cui la voce sognante dell’artista di Asian Fake si adatta con grande facilità, trascinando emotivamente i presenti.
Non mancano tutti i brani del suo repertorio, dal primissimo singolo Non ti conosco, passando per Dreamliner, fino a Al buio un po’ mi perdo. Tra quelli più cantati c’è sicuramente Senza di me, che nella versione originale è realizzata con la partecipazione di Franco126 e Gemitaiz, e che qui è resa alla perfezione, con il decisivo contributo dei musicisti. Venerus coinvolge a più riprese i fan, esortando a sprigionare amore e a lasciarsi andare, sembra proprio voler donare più ‘good vibes’ possibili a tutti. Scherza, inoltre, sul fatto che stavolta si stia esibendo senza bere vodka, il suo drink preferito, chiedendosi che risultato potrà avere ciò sulla performance.
Subito dopo imbraccia la chitarra elettrica e arriva uno dei picchi di energia del live, Love Anthem, No. 1, title track dell’omonimo EP, sensuale e funky, dal sound internazionale. Ma, proprio qui, avviene un imprevisto tecnico all’audio, che sparisce per un paio di minuti, costringendo la band a improvvisare in acustico. Provvidenziale è il calore del pubblico che comincia a cantare in coro l’inciso del brano a ripetizione, come un mantra benefico. Venerus si allontana dal microfono per cantare senza amplificazione con le persone, dimostrando che anche nelle difficoltà possono nascere situazioni magiche e inaspettate. Il guasto viene ristabilito in breve tempo e si può proseguire con i restanti pezzi, in un clima sempre più emotivamente partecipe.
Tra assoli di sassofono e potenti rullate di batteria ci si avvia verso la conclusione, in un continuo alternarsi da parte di Venerus tra chitarra e piano, in una sorta di vera e propria jam session.
Se già in studio ci aveva convinto, dal vivo Vinny sprigiona ancora più potenziale, facendo immergere gli ascoltatori nel suo immaginario, in cui non servono palchi giganteschi e ledwall esagerati, bastano tre musicisti veramente bravi e ricchi di passione. La semplicità visiva del set si sposa perfettamente con i pezzi, mettendo in primo piano la musica e l’interazione umana. Quello di Venerus è un inno all’amore dal linguaggio nuovo, fresco, contemporaneo, che non disdegna riferimenti al passato, ma sempre con un gli occhi aperti verso il futuro. Insomma, proprio come era negli intenti di EMERGO: seguire vie non battute senza perdere mai di vista il proprio faro.
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Last modified: 29 Novembre 2019