Un nuovo mese, una nuova carrellata di consigli dalla piattaforma più amata dalla scena indipendente.
In copertina: Low Harness © Matt Martin
What’s up on Bandcamp? è un’idea che prova a mettere al centro la musica indipendente: ogni mese una selezione di dischi il più variegata possibile – a livello di generi, provenienza geografica, etichette – per provare a dare spazio a nomi in rampa di lancio o comunque poco conosciuti.
Del resto, non importa quanto sia difficile la vita: lì fuori ci sarà sempre una band pronta a salvartela (o quantomeno a migliorartela).
mourning star – flowers for your friends
[ 02.12.2024 | Pleasure Tapes | shoegaze, noise pop | USA ]
Nome bellissimo, copertina tenera, titolo decisamente dolce: già così sarei a buon punto nel dedicare un pezzettino del mio cuore a questa band dell’Indiana, che decide però di darmi il definitivo colpo di grazia con il suo suono delicato e al tempo stesso rumoroso.
Quello dei mourning star – all’EP di debutto – è uno shoegaze misto a noise pop, un sound che presenta tutta la voglia di distorsioni del primo e tutta la dolce scioglievolezza del secondo: per farvi un’idea di tutto questo, fatevi prima investire dai feedback vorticosi di not for you e poi lasciatevi cullare dalle melodie armoniose di decatur (che dal titolo presumo sia un tributo ai Seam, un altro motivo per amare tutto).
Se vi piacciono My Bloody Valentine, Swirlies e simili, non lasciateveli sfuggire.
Low Harness – Salvo
[ 06.12.2024 | Krautpop! | indie rock, shoegaze, noise pop | UK ]
Il debutto dei Low Harness è un coinvolgente mix di elementi indie rock e shoegaze, post-punk e noise pop e potrei continuare: in buona sostanza, un ampio ventaglio sonoro di stampo puramente alternativo.
La band di Falmouth ha la non comunissima capacità di scrivere melodie capaci di restare impresse fin dal primo ascolto: è il caso ad esempio di Ready from the Start, che apre il disco come meglio non si potrebbe, ma anche dei refrain semplici e irresistibili di Exit Plan e Bloodplay e degli intenti rumorosi della titletrack (a proposito: perché una band inglese dovrebbe intitolare Salvo un proprio disco? Indagherò, promesso).
Il quartetto della Cornovaglia sembra essere già piuttosto maturo, complimenti.
nicotine queen – gone permanently
[ 06.12.2024 | autoprodotto | sadcore, slowcore, lo-fi | USA ]
Una foto in bianco e nero che ritrae un parcheggio fin troppo anonimo per apparire pieno. Le macchine che vi dimorano temporaneamente appaiono come oggetti inanimati senza più nulla da chiedere al mondo artificiale che le ha create in prima istanza. Un cielo plumbeo che sembra essersi definitivamente stancato. Il sadcore misto a slowcore dei nicotine queen che arriva da un altoparlante lontano e gracchiante: a quanto pare si è ancora vivi, nonostante tutto.
I tre nuovi brani della band di Philadelphia sono perfetti per quando hai soltanto voglia di andartene, senza sapere esattamente dove. Anzi, neanche andartene, proprio sparire, dissolversi.
Gone permanently. Dissolvendosi, possibilmente.
Devils Cross Country – Possession is Ninetenths
[ 07.12.2024 | Candlepin | indie rock, slacker rock, noise pop | USA ]
Su questi lidi negli ultimi tempi più di una volta si è parlato di Cincinnati, perlopiù in riferimento alla sua elettrizzante scena garage punk. Stavolta la città dell’Ohio ci porta in dote il debutto su lunga distanza che costeggia invece i versanti più slacker, lo-fi e rumorosi dell’indie rock di marchio tipicamente USA.
La stupenda Lip è già un ottimo esempio per quanto riguarda la capacità dei Devils Cross Country di scrivere melodie coinvolgenti e accattivanti, ma decisamente non da meno è San Miguel, forte di distorsioni ficcanti e di un ritornello che funziona maledettamente bene.
Episodi come Millipede e Yellowbelly fanno venire in mente i They Are Gutting a Body of Water, che è sempre un ottimo biglietto da visita.
Magic User – Shadow on the Door
[ 13.12.2024 | Dandy Boy | indie rock, slacker rock, noise pop | USA ]
Appena finito di ascoltare il disco in questione nella sua interezza, ho mandato ad un mio amico il link per ascoltare Like the Moon accompagnato dalle parole “la cosa più vicina a David Berman che sentirai quest’anno”. Il paragone è sicuramente impegnativo, ma, se viene proposto da un fan terminale dei Silver Jews quale è il sottoscritto, evidentemente che quella partorita dalla band di Oakland dev’essere una vera e propria perla.
Tra le visioni a metà tra noise pop e shoegaze in salsa Dinosaur Jr. dell’apripista Cowboy, le melodie compassate e al tempo stesso distorte (sì, sto pensando proprio ai Pavement) di Thread e i rimandi ai Guided By Voices proposti in Mirror World il disco è pieno zeppo di potenziali hit indie rock.
Il disco più ’90 del 2024. E ci piace tantissimo.
Sunfear – All At Once
[ 13.12.2024 | Dark Entries | ambient, ethereal wave, experimental | Turchia ]
Sono anni che mi riprometto di andare a farmi un giro ad Istanbul, e puntualmente alla fine lo faccio (diciamo che lo scarto tra le cose che penso e quelle che poi metto effettivamente in atto è da sempre piuttosto ampio, ma tutto ciò in questa sede importa il giusto).
Perché tale premessa? Perché l’album in questione arriva proprio dalla metropoli che è da secoli un ponte ideale – ma anche fisico – tra Asia ed Europa, una città ricchissima di storia e cultura e nel cui substrato artistico si è formata Eylül Deniz, artista multidisciplinare che arriva qui al suo secondo album.
Un disco etereo e quasi impalpabile, un flusso unico immerso in sonorità ambient, liquide e sperimentali: me lo immagino perfetto da ascoltare mentre si osservano le placide acque del Bosforo.
Sì, dovrei proprio andare ad Istanbul. Prima o poi.
Tentative Decisions – Public Access
[ 13.12.2024 | Sockhead | post-punk, art punk | USA ]
Dal nome più o meno palesemente ispirato al titolo di un pezzo dei Talking Heads, i Tentative Decisions si rifanno a quel connubio tra sonorità post-punk quadrate e angolari mescolate ad una certa estetica art punk (ma anche rock) che in questi anni tanto va in voga.
Niente di troppo nuovo, insomma, eppure il debutto della band di Richmond riesce ad intrattenere in maniera egregia anche grazie ad un minutaggio piuttosto contenuto – otto brani, che messi insieme superano di poco i 24 minuti di durata – e ad un suono che tenta di essere il più diretto e accessibile possibile, senza troppi arzigogoli di sorta (anche se l’incursione quasi drone di Four Verticals lascia comunque spazio ad una certa vena sperimentale).
Dovessi puntare su un pezzo, andrei con Jawbreaker (a proposito di brani ispirati a band, già).
Carolina Lee – It’s Still Now
[ 20.12.2024 | Marzipan | indie folk, dream pop, psychedelic pop | Germania ]
Tendenzialmente non sono mai riuscito a vivermi le festività natalizie con chissà quale traporto (o anche solo serenità), e l’ascolto intensivo di questo album mi ha aiutato non poco a portare un bel po’ di quiete in seno al mio precario equilibrio emotivo.
Va da sé che il nuovo lavoro della band berlinese – guidata da Nadja Carolina, che è anche autrice di tutti i brani – sia un vero toccasana per combattere gli echi di promesse disattese e ferali disillusioni che spesso si annidano nella mente delle persone tra Natale e Capodanno.
Un indie folk dalla vena cantautorale e dai tratti placidi e sognanti, ogni tanto durante l’ascolto vengono alla mente gli Yo La Tengo più intimisti: c’è bisogno di sapere altro per metterlo su?
come le onde – L’immensa solitudine delle montagne
[ 20.12.2024 | ROHS! / oscarson | ambient, field recording, experimental | Italia ]
Tra le montagne ci sono nato e cresciuto e ci vivo tuttora, e con esse ho da sempre un rapporto ambivalente: da un lato mi infondono un’idea di protezione quasi materna, dall’altro mi sanno di confine invalicabile (a livello mentale, prima che fisico). Luogo solitario per eccellenza, la montagna è il concept attorno al quale ruota questo lavoro ad opera del musicista sardo Andrea Porcu, le cui sonorità sospese come nuvole rarefatte tra ambient e field recording devono essere la colonna sonora perfetta per leggere un racconto di Buzzati. A questo punto non si può far altro che provare.
Narratori delle montagne, parafrasando Gianni Celati.
Strawberry Wine – Get Out Somewhere
[ 24.12.2024 | Pine, Cotton, Sand | indie rock, noise pop, slowcore | USA ]
Salita di recente alla ribalta delle cronache per alcune eufemisticamente improvvide dichiarazioni del neopresidente statunitense, Springfield prova a rifarsi con un disco che, come un regalo tutto da scartare, esce esattamente alla vigilia di Natale.
Immerso in sonorità fuzzose, impreziosito da melodie pop e infarcito di estetica lo-fi, l’esordio di Strawberry Wine è per i cuori arrivati malconci a questo periodo dell’anno (e la copertina che ritrae una solitaria stazione di servizio illuminata dai fuochi d’artificio alle sue spalle rende il tutto ancor più surreale). Perla personale del disco è la stupenda Vessel, in cui il Nostro gioca a proporre una versione shoegaze di Alex G. E vi riesce benissimo.
Uscito il 24 dicembre appositamente per darvi manforte mentre sopportate le odiose domande degli insistenti parenti a tavola. Ce la farete, anche stavolta.
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Last modified: 6 Gennaio 2025