Il racconto di una giornata all’insegna di cultura indipendente, sostenibilità ed inclusività.
Cosa rende unico un festival in un’epoca di interessi capitalistici che puntano a riprodurre sempre lo stesso prodotto per concentrarsi sul profitto? Per il Wide Awake di Londra, festival di un solo giorno che si tiene nel cuore di Brixton, la risposta sembra essere etica prima che musicale (non che questo abbia effetti negativi sulle scelte artistiche, anzi).
Sul piano musicale il Wide Awake è partito da basi rock e post-punk, con un nome che strizza l’occhio ai Parquet Courts e una prima edizione che annoverava, tra gli altri, IDLES, shame e black midi.
Al terzo anno consecutivo il roster si è espanso ancora di più verso la musica elettronica e il pop sperimentale, con nomi come Caroline Polachek, Shygirl, Oneohtrix Point Never e Daniel Avery a completare un cartellone ancora prevalentemente post-punk, noise e indie rock (Osees, Molchat Doma, Lebanon Hanover, Alex G, Black Country, New Road).
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Nonostante il festival sia cresciuto, l’organizzazione continua ad essere indipendente e ad evitare l’interferenza di troppe multinazionali, cosa che sarebbe in contraddizione con gli ideali etici del festival stesso. Lo stand dei birrifici indipendenti dà spazio a diverse realtà locali (e finalmente ad una birra non annacquata), quello delle zine indipendenti affronta temi politici e i workshop del primo pomeriggio promuovono attività utili alle comunità, come sventare i raid anti-immigrazione o intervenire in casi di molestie.
L’impegno radicale si estende anche all’inclusività, con una lineup che già dal 2022 ha raggiunto l’equilibrio tra i generi e con la presenza di traduttori della lingua dei segni sui palchi principali, e l’atmosfera positiva promossa dal festival coincide con un’organizzazione logistica ideale: quasi zero code, pochi chiacchiericci, tanti palchi ma super vicini tra loro e, a parte un paio di ritardi dovuti a problemi tecnici, un festival che vale molto più del prezzo del biglietto (soprattutto quando riesci a vedere tredici set in un giorno!).
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E infine qualche parola sulla musica, che resta la cosa più importante: se Caroline Polachek ha dominato il finale con il suo primo set da headliner, Arooj Aftab ha incantato il pomeriggio; i vecchi goth sono stati accontentati dal terzetto formato da Molchat Doma, Lebanon Hanover e The Underground Youth, mentre per la quota psych gli australiani Nice Biscuit e Glass Beams sono decisamente da tenere d’occhio.
Per gli amanti dell’indie rock, invece, c’è stato il piacevole ritorno degli ex Ought con la nuova formazione, i Cola, e un set sorprendentemente rumoroso l’ha portato Alex G, che ha preferito i brani più noise del suo catalogo ai pezzi folk (e che ha poi portato Caroline Polachek sul palco, cosa avvenuta anche a Barcellona qualche giorno dopo).
E c’è pure stato un po’ di sano drama, se qualcuno ha seguito la faida tra Black Country, New Road e Osees…
Wide Awake è un progetto ambizioso che speriamo si ripeta con lo stesso approccio indipendente, sia per quanto riguarda l’etica che per la lineup. È un evento riuscito talmente bene che potrebbe insegnare un paio di cose a festival molto più grossi. Vi lasciamo con qualche foto di questa giornata che sembrava non finire mai.
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In ordine: Wasted Youth, Cola, Nice Biscuit, Model/Actriz, Arooj Aftab, Glass Beams, Molchat Doma, Alex G, Oneohtrix Point Never, The Underground Youth, Gilla Band, Lebanon Hanover, Caroline Polachek.
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Last modified: 9 Giugno 2023