YOBS – YOBS

Written by Recensioni

Il debutto della band inglese è urgente, autentico e viscerale, vera essenza garage in purezza.
[ 03.05.2024 | Fuzz Club Records | garage punk ]

“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”.
Tutto avrei potuto pensare di fare nella vita (ok, magari non proprio tutto ma insomma, ci siamo capiti) tranne che citare Venditti in un articolo in cui teoricamente dovrei parlare di garage punk, eppure la vita è strana e non sono certo io a scoprirlo.

Ma perché questo bizzarro incipit? Perché negli YOBS, freschissimi di debutto, mi era già capitato di imbattermi anni fa, quando loro però avevano un altro moniker (nonché una formazione leggermente diversa), io ero un po’ più giovane e il nostro mondo autoreferenziale stava per scoprire che le epidemie non erano più solo un retaggio da manuali di storia.

Il concerto degli allora Ohmns in un locale che ormai non esiste più – anche a causa della suddetta pandemia, com’era la storia dei giri immensi? – fu una vera e propria sberla in faccia per noi abruzzesi di provincia un po’ sconfitti dalla vita, una botta di adrenalina difficile da dimenticare anche a più di quattro anni di distanza.

***

Ritrovare la band di Liverpool nientemeno che sotto l’ala protettrice della sempre attenta Fuzz Club è stata un’epifania davvero niente male, oltre che una piacevolissima conferma della bontà della proposta sonora. 

Difficile immaginare un esordio più concentrato e abrasivo: il debutto eponimo del quartetto inglese vola via in un amen, una scheggia distorta di puro garage punk che nei suoi ventisei minuti di durata non alza mai il piede dall’acceleratore, in un turbinio irresistibile di ritmi sincopati, distorsioni efferate e melodie accattivanti.

Se Wasted è uno degli episodi più orecchiabili del lotto, le roboanti Cyanide e Cemetery Man sembrano riportare a galla tutta l’energia primordiale e terremotante dei primi METZ, per il classico caso di singoli perfetti che già da soli riuscirebbero a nobilitare un intero lavoro.
Non da meno è Fortune Teller, che, immersa in un viscoso marasma di fuzz, richiama vagamente le soluzioni più “garagecore” degli ultimi Osees.

***

Usciti malconci dalla follia irresistibile di Head The Ball, i chitarroni finali di Carpet Burns ci accompagnano all’uscita in maniera robusta ma non priva di un certo gusto, e sono perfetti per suggellare un disco che fa dell’urgenza e dell’immediatezza i suoi principali punti di forza.

L’impressione generale è che immaginare un inizio più convincente per questa nuova creatura a nome YOBS fosse quasi impossibile, e il progetto sembra avere tutte le carte in regola per riuscirsi a ritagliare un proprio spazio nel panorama punk contemporaneo.

Un esordio autentico e viscerale, foriero di un’energia irresistibile, parossistica e davvero senza limiti.
Difficile essere – e suonare – più garage di così.

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Last modified: 19 Giugno 2024