Alla sua seconda prova, la band perugina realizza una sorta di concept di formazione.
[ 11.11.2022 | Libellula / Believe | alt pop, pop rock ]
Un giorno guarderemo al periodo del primo lockdown come a un momento particolarmente creativo per gli artisti e i musicisti in particolare, se pensiamo alla quantità di dischi immaginati, scritti e realizzati a partire da quei mesi. Rientra in questa categoria Canzoni da odiare, secondo lavoro sulla lunga distanza dei perugini Elephant Brain, che esce oggi e segue l’esordio del 2020, Niente di speciale, pubblicato proprio poco prima della fatidica chiusura generale.
Pronti per portare in tour il primo album, la band ha invece accantonato ogni velleità live per mettersi al lavoro sul nuovo progetto, avvalendosi nuovamente della collaborazione tecnico artistica di Jacopo Gigliotti (Fast Animals and Slow Kids) tra le fonti ispiratrici del gruppo, e Giovanni Versari.
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La realizzazione casalinga disegna una sorta di concept di formazione, caratterizzato dalla crescita personale in una fase difficile, relazioni complicate, insicurezza e, infine, un’apertura al futuro. Lo percepiamo dai titoli dei 7 pezzi che danno forma all’album, cui si aggiungono in maniera perfettamente coerente l’intro canzoni e l’outro odiare.
Mi sbaglierò e Neanche un’ora sveglio aprono con un ritmo sostenuto, che richiama sonorità dei Ministri e nella vocalità alcuni passaggi alla Motta, ma già nei successivi Come mi divori e Calamite si avverte un cambio di passo, che assume poi toni suadenti per voce e chitarra in Rimini, vagheggiato approdo per animi sensibili (“Dovremmo smettere di litigare, e perder tempo fino a che ce n’è, così potrei anche smettere di bere, fare in modo che tu resti qui con me”). Nel mezzo, Anche questa è insicurezza riassume in sé lo spirito dell’album (“Vorrei ti sentissi un po’ più libero, meno silenzioso, più frenetico del traffico, aspettare che sia buio non funziona più…”).
La chiusura è una ventata d’aria fresca: Quel che resta riapre la porta sulla cameretta ideale e mostra alla band un futuro possibile e liberatorio (“e rivogliamo l’arte che non sia una colpa, e rivogliamo vivere senza certezze, brinderemo ancora alle occasioni perse, se poi per stare bene questo è quel che resta”).
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Dal 2015 gli Elephant Brain sono Vincenzo Garofalo, Andrea Mancini, Emilio Balducci, Roberto Duca, Giacomo Ricci, e finalmente il loro tour è in corso, per crescere e suonare finalmente le loro canzoni odiate/amate.
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Last modified: 11 Novembre 2022