La canzone francese incontra il french touch e pone le basi del futuro del rock transalpino.
[ 12.03.2021 | Caroline France | nouvelle chanson française, art pop ]
Cosa c’è di meno moderno in musica ed appetibile per un pubblico proteso al futuro della chanson francese? Anche la scena nata dei Novanta e che si fregiava del suffisso nouvelle può definirsi corrente interessata al recupero della tradizione con pochi slanci verso quello che sarà.
Parte da questa critica l’idea geniale di Arthur Teboul (voce), Sébastien Wolf (chitarre e tastiere), Clément Doumic (chitarre e tastiere), Antoine Wilson (basso), Raphaël De Pressigny (batteria), che nel 2011 a Parigi mettono in piedi questa formazione: partendo appunto dalla succitata tradizione dei nineties, sviluppano un linguaggio nuovo, affascinante e certamente intrigante anche per i più incalliti anti tradizionalisti.
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Gli esordi dei Feu! Chatterton si costruiscono su melodiche atmosfere dark che mischiano post punk e art rock in maniera confusa per poi rinunciare al lato più cupo, bloccarsi in una sorta di scarsa libertà espressiva fino a giungere a questo palazzo d’argilla, indubbiamente la loro opera più compiuta e quella che meglio racchiude l’idea stessa di rinnovamento data dalla voglia di essere finalmente sé stessi.
La canzone francese mischiata ad art pop e rock ora si impreziosisce di elementi elettronici e quel suono eclettico che li ha da sempre contraddistinti si amplia esplorando territori ai limiti della psichedelia. Il francese è utilizzato in maniera impeccabile e Teboul arriva a picchi melodici di una bellezza disarmante (Monde Nouveau) che forgiano brani indietronic che possiamo mettere già al fianco dei capolavori del genere di Air o LCD Soundsystem.
Non ci si lasci ingannare, però, dalla speranzosa opening, perché il resto del disco mantiene intatta quell’atmosfera inquieta sempre presente nelle opere della band parigina ed anzi farà di questa leggera ansia di vivere il trait d’union di tutti i brani.
La voce che scorre soave, ora lenta come una brezza ora quasi agitata, si staglia sulle ritmiche che, mantenute sullo sfondo per non stravolgere la tradizione pop d’oltralpe, paiono voler riprodurre la frenesia della drum’n’ bass ed accentuare una sorta di caos emotivo. Cenni di progressive nelle chitarre (Libre) danno ulteriori chiavi di lettura ad un disco che non vi lascerà al primo ascolto, un album che per i francesi rappresenta un nuovo mondo, lo stesso che loro cantano, e che potrà regalare anche a voi una promessa, non disdegnando passaggi allegri e festosi (Compagnons).
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Anche sotto il punto di vista lirico, tante sono le sfaccettature da considerare: bonari furti alla letteratura europea ancora attuale si alternano a un talento quasi poetico (lungi da me abusare del termine) capace di rappresentare con enfasi il presente. Il fatto che lo scheletro dei testi sia pre-pandemia (a differenza del titolo) non ne sminuisce la portata, anzi, è lo stato attuale delle cose che da loro un valore visionario.
La presenza di Arnaud Rebotini, figura di spicco del french touch, aggiunge quegli elementi danzerecci (Cristaux liquides) stile Cassius che ci piacciono un casino, mentre la registrazione live e l’urgenza espressiva danno quel senso di naturalezza che ci aiuta ad immedesimarci nelle atmosfere costruite dalle note. Atmosfere che spaziano dalla più totale rilassatezza ad una furia incredibile (Ecran total) che in parte ricorda i più movimentati Arcade Fire.
Stravolgendo Aldous Huxley, questo mondo nuovo dei Feu! Chatterton è un disco sul presente che guarda al futuro, e un disco sul futuro ci può interessare solo se si ha l’impressione che le sue profezie possano plausibilmente avverarsi.
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Last modified: 8 Aprile 2021