La rivincita funky della sensualità.
[ 20.11.2020 | autoprodotto | funk pop ]
Ci deve essere qualcosa di speciale in questo disco se mi ritrovo a ripescarlo dall’anno passato ora che siamo quasi in primavera duemilaventuno ed è proprio quello che cercheremo di scoprire insieme. Certo, il canadese non è per me un nome nuovo, avendo io avuto la fortuna di vederlo dal vivo al Garbage Live Club e soprattutto avendone apprezzate sia le qualità artistiche compositive e di performance e sia il lato umano; ma non è solo questo a spingermi a parlarvene pur se con colpevole ritardo.
Franky Selector è un polistrumentista di Montreal, cresciuto in Florida, con un background enorme che spazia dal jazz alla musica classica, dal funk al boogie, dalla chanson francese alla musica etnica. È proprio questa solida e variegata formazione musicale che pone le basi della sua musica, come abbiamo notato e ribadito nei suoi lavori precedenti, che qualcuno ha definito future vintage, proprio perchè molto legata a stili e generi del passato ma in una maniera tale che non suoni mai anacronistica o nostalgica: il passato è preso a prestito per creare un suono attuale che possa incantare un pubblico giovane non troppo avvezzo a certe sonorità e allo stesso modo toccare le più sensibili corde della memoria nei più “anziani”.
Il disco è stato pubblicato anche in una versione italiana, con l’aggiunta in chiusura del brano Don’t Turn Your Back On Me in duetto con Dario Sansone dei Foja che è riuscito, nonostante il lockdown, a collaborare e realizzare il featuring a distanza, mentre il resto dell’album è stato registrato, arrangiato e prodotto dal suo stesso autore nel suo studio di Montreal con la sua storica band. Il risultato è un cocktail irresistibile di melodie pop dipinte su ritmiche che spaziano tra reggae, musica afro-cubana e groove funky.
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Pop nel più positivo senso del termine e danzereccio ma in una maniera decisamente sexy e mai scontata, con diverse concessioni e richiami a stili diversi ed inaspettati, come nella quasi totalmente strumentale Ice Breaker o ancora in One Afternoon in June in cui la voce femminile pare evocare un dimenticato mondo house trascinandolo in un universo funky parallelo. Cenni di dance pop alla George Michael si alternano a leggerissime incursioni nel mondo vaporwave (Montezuma’s Blessing) impreziosendo ulteriormente un lavoro già ricco che ha il suo più brillante talento nel mostrare tante diverse sfaccettature, tutte perfettamente incastrabili una nell’altra e sempre mantenendo intatta, pura e limpida, l’idea di base rappresentata dal funky sensuale cui Franky ci ha abituato.
Una sensualità delicata che somiglia ad una carezza, uno sguardo, uno sfiorarsi delicatamente davanti ad un cocktail al bancone di un bar in una spiaggia esotica. Una sensualità che ritrova il suo posto nella modernità che l’aveva ridotta a brandelli con la sua stessa mercificazione e che, diventando protagonista di questo Never Better, lo pone in netta antitesi con i suoi contemporanei sempre pronti a fare di sesso e amore pura e semplice pornografia concettuale.
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Last modified: 15 Marzo 2021