Metti una domenica sera di ottobre, di quelle belle autunnali, con il sole che scalda di giorno e la ‘scighera’ che avanza al calar delle tenebre. Metti un posto che merita più di una visita, come il Serraglio. Metti due cantautori come Tim Hart e Stu Larsen.
Che dire, il racconto potrebbe finire qui e sarebbe già denso di una serie infinita di emozioni da far traboccare anche il cuore più arido e rinsecchito. Per mia fortuna una serata come quella di domenica merita qualche parola in più anche solo per la magia e la bellezza che è riuscita a creare e che ho portato con me anche nei giorni seguenti.
Stu Larsen è un cantautore australiano nato in un posto dimenticato da Dio, circondato dal nulla, che ha trovato nel viaggio la sua dimensione, che ha saputo cogliere nelle sue canzoni con estrema lucidità e semplicità il cuore di questo modus vivendi. Da solo davanti ad un bel pubblico attento e silenzioso, ha tenuto in mano i nostri cuoricini con maestria e delicatezza, toccando le corde della sua chitarra e nascondendo sotto un grande cappello un’enorme forza espressiva. Per la prima volta ho visto un pubblico seduto, con il naso all’insù che non aspettava altro che vivere di quel momento, di quelle strade di San Francisco, o di Chicago, di incrociare al semaforo, magari con un caffè in mano, some kind of gipsy. Le canzoni scorrono fluide tra racconti di vita e aneddoti su una improbabile vita da bancario a cui stentiamo quasi a credere guardando l’indomabile chioma bionda di Stu, eppure tutte quelle esperienze hanno dato vita a canzoni come “I Will Be Happy And Hopefully You Will Be Too”, “Thirteen Sad Farewells” e “By The River”.
Sono proprio loro che scandiscono il live arrivando dirette e sincere, facendo trascorrere alle persone presenti un’ora e venti circa di pura serenità, nonostante le gambe rannicchiate e il freddo pavimento del Serraglio, ma non c’era bisogno di altro calore ad essere onesti. La fine arriva e non c’è nessun bis ufficiale, anche se poi uno stretto manipolo si accaparrerà un’ultima canzone nei camerini, a riprova di quanta umanità Stu e Tim si portano addosso.
Io non posso che uscire ricolma e soddisfatta, e pensare a come Stu Larsen abbia saputo, – da solo e con una chitarra – creare qualcosa di unico che solo certe anime speciali sanno comunicare, perché sembreranno anche canzoncine ma hanno una potenza di fuoco che non è possibile fermare. Speriamo di non dove aspettare troppo tempo per farci colpire nuovamente.
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Last modified: 21 Febbraio 2019