Mario D’Angelo, in arte Mario Sp, è un Dj producer di ultima generazione che, nei recenti mesi, sta provando a emergere nel panorama Deep Techno grazie anche a diverse collaborazioni con etichette di rilievo quali Klop Music, Bosom, Cubek Label e Klaphouse Records. Lo abbiamo incontrato per parlare del ruolo dell’Elettronica oggi e di quello che può esserne il suo futuro.
Ciao Mario. Nonostante il tuo nome stia girando sempre più nel circuito, sei ancora agli inizi. Proviamo quindi a toglierci qualche curiosità per farti conoscere a un pubblico più ampio. Cosa si nasconde dietro il tuo appellativo?
Ciao Silvio. Allora provo a ricordare anche io, visto che mantengo questo nome d’arte dal 2006, anno in cui iniziai la mia avventura da DJ. Come ogni ragazzo di quindici anni che sta iniziando a cercare di realizzare un sogno, davo molta importanza anche ai minimi dettagli e il nome con cui mi prestavo al pubblico doveva essere qualcosa di semplice e facile da ricordare; così, sotto consiglio di alcuni amici, sono giunto alla conclusione più scontata e meno fantasiosa possibile: Mario SP = Super Mario.
La tua musica è una miscela di Deep Techno ed Elettronica Minimale con sfumature ai limiti dell’Ambient. Come la descriveresti senza usare le solite categorizzazioni?
Quando mi butto sul PC per produrre un nuovo brano non amo pormi limiti, non penso “devo fare un pezzo Techno” oppure “devo fare un pezzo Minimal”. Amo, invece, dare libero sfogo a quello che sento dentro in quel momento; la definirei di conseguenza “stato d’animo”.
Quali differenze stilistiche possiamo trovare tra le tue ultime uscite e le prime? C’è già stata una sorta di evoluzione o preferisci continuare a forgiare la stessa materia prima, per ricavarne qualcosa di ancora migliore?
Mi è impossibile forgiare sempre la stessa materia; ho sempre voglia di spaziare perché fa parte del mio modo di vedere la musica. Posso solo dire che agli inizi davo più importanza all’armonia e alla composizione, tralasciando magari sound design e groove, cosa che nelle ultime produzioni è abbastanza cambiata, visto che i synth sono sempre più dark e le melodie molto semplici e scarne, con più spazio per ritmi elaborati, grazie anche alla collaborazione con il mio amico Davide Antonucci aka Devis Rosario. Ah dimenticavo, il mio ego è sempre e sarà sempre attratto dai generi più underground della musica Elettronica! “Spaziare” non vuol di certo dire che farò mai una produzione e/o suonerò mai un brano Edm ad esempio.
Che cosa significa per te fare musica, scrivere la tua musica rispetto al proporre live quella degli altri?
Innanzitutto, purtroppo, non ho ancora la possibilità di fare live, ma le mie performance sono sempre di DJ set; pertanto non proporre musica di altri sarebbe impossibile anche per me. Il fatto di essere anche producer ti da una soddisfazione in più, giacché vedere il pubblico che balla o apprezza un tuo brano è sempre bellissimo e ovviamente ti da anche molta più possibilità di avere risonanza e crescere “professionalmente”.
Come nasce un tuo brano, quale ne è il processo compositivo?
Al contrario di quello che si possa pensare, la creazione di un brano elettronico è molto complicata. Per imparare a usare una DAW come ableton live 9 mi ci sono voluti più di due anni da autodidatta e ancora ho tanto sapere. Personalmente parto sempre da un giro di basso che poi andrò ad armonizzare, poi inserisco la parte più semplice del groove; finito di fare questo il mio socio Devis pensa a rendere la parte ritmica più “sostanziosa” e procediamo insieme alla stesura e all’arrangiamento. Tutto il resto me lo tengo per me!
Parliamo di quello che c’è attorno al disco. Nomi dei brani, artwork, foto, ecc… Sei tu a scegliere tutto?
Per quanto riguarda i titoli delle tracce, sono scelti sempre e soltanto da me; devono cercare di rappresentare al meglio il “senso” della canzone. Gli artwork, purtroppo, non sempre posso idearli io, infatti, molte etichette hanno la politica di disegnare copertine standard. Solo in occasione del mio primo singolo, rilasciato su Klop Music, ho potuto pensare anche alla parte grafica. L’ultimo passo, prima di mandare in distribuzione, è quello del master delle tracce, affidato spesso allo studio di Andrea Frittella, membro degli “irregular disco workers” e proprietario della Klop.
Credi che la musica Elettronica possa sostituire davvero il Rock nell’immaginario collettivo? Ha i mezzi per abbracciare tutto lo spettro emozionale umano e l’appeal adatto a farsi amare da un pubblico molto variegato?
Il Rock non sarà mai sostituito dalla musica elettronica e la musica elettronica non sarà mai sostituita dal Rock. Chi ama la musica però, sa comunque provare emozioni ascoltando e vivendo qualunque genere, a patto però che sia fatto bene. Poi le preferenze per l’uno o per l’altro è normale che ci siano.
Mentre la musica Rock, in senso ampio, è riuscita a farsi portavoce di generazioni cariche di rabbia, voglia di ribellione e rivincita, il mondo dell’Elettronica sembra per lo più attirare persone meno avvezze a certe questioni sociali e più alla ricerca del divertimento puro o chimico che sia. Lo trovi un limite del genere o solo un pericoloso e insensato cunicolo nel quale ci si è infilati a furia di perseguire taluni stereotipi?
Il Rock per me è importante e presente nella mia vita tanto quanto la musica elettronica. In entrambi gli ambienti ho visto persone che seguono il movimento per moda, o per altri svariati futili motivi e chi invece segue per pura passione, perché quella o quell’altra musica gli offre una via di fuga dallo schifo che c’è fuori, dai problemi, o semplicemente lo fa star bene.
Che cosa speri di trasmettere attraverso i tuoi brani? Che cosa credi che colgano realmente i tuoi ascoltatori?
L’unica cosa che spero è che un mio brano possa lasciar spazio all’immaginazione di chi ascolta, credo che a ognuno possa suscitare qualcosa di diverso.
Oggi la proposta musicale, grazie alla molteplicità di mezzi di diffusione a disposizione, è sempre più ampia. Come ti stai muovendo per cercare di raggiungere il pubblico più vasto possibile?
Cerco innanzitutto di valutare bene le varie proposte delle label che si propongono, guardo molto i supporti che hanno dai vari DJ di grande risonanza e la promozione che mi possono offrire. Non punto per ora a un grande ritorno di denaro, ma piuttosto ad essere apprezzato dai “grandi” della musica elettronica.
Ci sono differenze tra l’Elettronica italiana e quella del resto del mondo, a tuo avviso?
Negli anni precedenti era molto più marcata la differenza, adesso invece credo che si sia uniformato il tutto, almeno per quando riguarda l’ambiente più “underground”; è normale però che le differenze di stile ci siano sempre (per fortuna).
Quando potrai dirti davvero soddisfatto per quello che hai ricevuto dalla musica?
Mai! La musica può dare talmente tanto che non ti sentirai mai realmente arrivato. Spero che sarà sempre un rincorrere quel qualcosa in più e che non mi venga mai la voglia di fermarmi.
So che sei anche un grande appassionato di musica Rock, italiana e non. Qualche nome del passato che ami e che ha influenzato il tuo approccio alla musica, italiano e straniero? E qualche nome nuovo che ritieni abbia tanto da dire?
Per quanto riguarda il Rock straniero, ci sono i Placebo, che sono il gruppo che amo e che ho amato di più e di conseguenza mi hanno anche influenzato. Ovviamente non sono un gruppo del passato, ma per me sono passato, presente e futuro. Di nomi del passato Italiani, non ho mai amato nessuno in particolar modo. Al contrario invece apprezzo molto la scena emergente del Rock italiano e colgo l’occasione per salutare e fare un grosso augurio ai Voina Hen, che il 15 Ottobre tireranno fuori Noi Non Siamo Infinito, loro primo album. Sono innamorato di loro, quindi per me il disco sarà una vera bomba.
Torniamo al tuo campo, l’Elettronica. La stessa domanda di prima ma parliamo di un terreno in cui, suppongo, tu possa trovarti più a tuo agio.
Per quanto riguarda l’elettronica (intesa in senso generico), m’ispiro e di conseguenza apprezzo, giovani emergenti che stanno dimostrando grande talento, come: Manna From Sky, Francesco Squillante, Bunte Bummler.
Quali sono le principali difficoltà che un emergente come te deve affrontare per organizzare e suonare live?
Sicuramente è difficile stare sempre al passo con le nuove tecnologie, poiché sono molto costose.
Che cosa hai in programma per l’immediato futuro?
Intanto è in corso d’opera il master del nuovo EP, sempre in compagnia di Devis Rosario, presto avrete più info. Per il resto spero di poter studiare per produrre in maniera sempre più professionale e fare passi avanti.
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Last modified: 21 Febbraio 2019
Keep up the good work mate 🙂