Spoken, techno e ritmiche kuduro nell’esordio in full length del producer mancuniano.
[ 13.03.2020 | Hyperdub | post-industrial, post-club, world ]
Eh già, Hyperdub: basterà leggere il nome dell’etichetta per farvi venir voglia di ascoltare l’esordio di questo producer, metà angolano e metà belga, ma ormai stabilmente a Manchester. È tuttavia molto probabile che anche il suo nome, Nazar, non sia completamente nuovo, se avete una certa passione per questo tipo di musica elettronica, perché Guerrilla è il primo full length di Nazareth, Nazar Simões, ma non la sua prima pubblicazione.
Si tratta di un lavoro dalle forti connotazioni politiche e con richiami alla guerra anche sonori (campionamenti di elicotteri ma non solo) e il tutto non arriva per caso, considerando che il padre angolano è stato generale durante la guerra civile di circa tre decenni fa. Sotto l’aspetto musicale, il punto di partenza è il post-industrial e dunque una rilettura meno estrema dell’industrial delle origini ma pur sempre legato all’aspetto rumoristico, il tutto condito da un’aura ribelle e ritmiche meccaniche.
Frequente l’utilizzo dello spoken word tanto quanto quello di suoni afro a chiara memoria delle sue origini, così come le ritmiche kuduro – genere proprio dell’Angola in cui suoni locali si mescolano a tech e house – ripetitive e rituali, perfetto legame tra genesi e ruolo di artista decisamente e profondamente legato alla musica dei club d’Oltremanica. A tutto questo va ad aggiungersi una buona dose di moderno deconstructed club (post-club, se preferite) che avvolge il sound dell’album in questa atmosfera apocalittica, grezza e urbana.
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Ovviamente lo stile di Nazar non è solo questo: al kuduro si accosta agevolmente un altro linguaggio di musica elettronica che lega africa e occidente, la cosiddetta batida, ma tutto questo non sarebbe nulla di quello che è senza lo spettacolare lavoro di sound collage di Nazar che rendono Guerrilla molto di più che l’ennesimo lavoro in stile Burial prodotto dalla Hyperdub. Un disco aggressivo e malinconico profondamente legato alla guerra anche sotto l’aspetto concettuale: aggressivo e malinconico proprio come la guerra protagonista dell’opera, Guerrilla ci ricorda che il dolore più profondo le guerre lo lasciano nell’animo e nel cuore di chi le ha vissute, ancor più che sulle ferite di chi ha annaffiato la sua terra col proprio sangue.
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Last modified: 21 Dicembre 2020