Con l’album omonimo uscito a gennaio di questo nuovo anno, gli Scogli di Zinco mettono insieme i due ep precedenti, infarcendo il tutto con gli inediti che chiudono i due immaginari lati del disco (“Eremo” e “Nuovo Inizio”). Cercando di ricostruire un filo conduttore tra i lavori, la prima parte chiamata “Affiorano Veloci e Lenti Come i Ricordi” e la seguente “Dai Meriggi ai Fondali”, gli Scogli provano ad accompagnarci nella maniera più naturale possibile verso una sorta di viaggio introspettivo alla ricerca di un’evasione possibile solo attraverso la personale reminiscenza di luoghi, persone ed eventi. Il suono è quello di un Post Rock minimale con liriche che suonano come racconti inquieti (vedi l’iniziale“Ilaria”), con diverse incursioni nell’Alternative Rock italiano anni 90 e accenni di Experimental ancor più vintage grazie alla presenza di ottoni e fiati. Quello dei maceratesi, non è un disco semplice; non lo è nella forma per la scelta di strade tutt’altro che orecchiabili e immediate, con ritornelli e strutture classiche del Pop quasi (solo quasi) completamente assenti o comunque in contrasto netto con variazioni ritmiche ben più appariscenti e non lo è nella sostanza, con testi non sempre degni di chissà quale considerazione ma nel complesso meritevoli di un ascolto attento. Questa difficoltà non si traduce necessariamente in giudizio assoluto positivo; molte sono le cose che lasciano perplessi; da una vocalità non sempre accattivante, a un sound che spesso si appiattisce all’eccesso, ma, tutto sommato, è uno di quei dischi che potreste apprezzare alla ricerca di un anti Pop apparentemente sparito negli ascolti italiani del pubblico nostrano.
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Last modified: 18 Febbraio 2019