Shellac + Uzeda @Cap10100, Torino, 27/05/2015
Che sarebbe stata una serata memorabile, in cuor nostro, lo sapevamo da tempo. Poi, quando il momento arriva e niente riesce a deludere le aspettative, capisci il grande valore dell’attesa, e che il tempo passato ad aspettare è stato speso bene. Vale per ogni buon evento della vita. Vale per chi si nutre di musica, per quelle volte che si acquista un biglietto molti mesi prima della data dell’evento. E così è arrivato il giorno anche per Shellac e Uzeda. Sullo stesso palco. Nella stessa serata. Prima una band, poi l’altra. Ci arrivo leggermente in ritardo, mea culpa, ma non abbastanza per perdermi del tutto la performance della band catanese Uzeda, la loro sezione ritmica ossessiva, la loro chitarra distorta e la voce di Giovanna Cacciola, bassa, sinuosa, forte e potente, portata al limite, sempre che un limite esista. Dopo una breve pausa tecnica per la nuova disposizione degli strumenti, è la volta degli Shellac. Si dispongono sul palco come se fossero una nuova trinità: al centro la batteria di Todd Trainer, ai lati la chitarra di Steve Albini e il basso di Bob Weston. Il loro primo gesto è un’invocazione alla potenza. Come He-Man alzava la sua spada magica al cielo ed invocava la forza di Grayskull, così Todd Trainer solleva al cielo una bacchetta e prende lo slancio per una prima, forte percussione sul tamburo. Da quel momento in poi esisterà solo il suono, e nulla più. Un suono autentico, imprevedibile, devastante, da togliere il respiro. Un susseguirsi di pulsazioni, battiti ed emozioni sonore, senza sosta, senza tregua. Un continuo orgasmo acustico fuori dal tempo. Dove siamo-chi siamo-dove andiamo-non ce ne frega un cazzo- fateci rimanere qui per sempre. Anche gli attimi di pausa si trasformano in momenti memorabili all’insegna dell’ironia. Bob Weston si rende disponibile a rispondere alle domande dei presenti, e via alle gag più disparate. Mi giro spesso per vedere le facce del pubblico, lo faccio spesso ai concerti. Vedo solo visi luminosi, tanti occhi chiusi e tanti sorrisi stampati in faccia. Vedo altri musicisti della scena locale. Scorgo Max Casacci. Ci sono addetti ai lavori, tecnici del suono che ho incontrato in altre occasioni, proprietari di altri locali della città che organizzano eventi di musica dal vivo. Sento parlare inglese, francese, spagnolo. Forse qualcuno è arrivato da molto lontano. E Torino si riempie di magia, ancora, stanotte, come lei sola sa fare. Siamo alle ultime battute. Verso la chiusura, “End of the Radio”, circa 20 minuti di dialogo sonoro tra distorsioni, basso ossessivo e percussioni incisive. E tutto termina come è cominciato. Gli ultimi momenti del concerto toccano alle percussioni. Mentre Albini e Weston portano via, a mano,pezzi di batteria, uno per uno, sul palco rimane seduto Todd, fino all’ultima battuta di tamburo. Poi lancia una bacchetta al cielo. E via, verso il prossimo concerto.
Le foto sono state gentilmente messe a disposizione da Matteo Furlani
https://instagram.com/matterocks/ – http://matte.rocks
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Last modified: 3 Giugno 2015