2017. Pescara Hardcore sulla costa. Straight Opposition rappresenta. Qui si è, compà, non c’è spazio per i leccaculo, qui si è, qui si è.
Inizia così il nuovo lavoro della band capitanata da Ivan Di Marco che, per l’occasione, si allarga e rafforza con la presenza di Vinx di Bacco già engagé nella giovane formazione pescarese Yes No Maybe. Un intro urlato con rabbia e determinazione che da un lato vuole esaltare un territorio tra i pochi in Abruzzo in cui l’Hardcore può dirsi ancora vivo, dall’altro vuole marcare il territorio con l’effige degli Straight, una delle formazioni che più hanno segnato la storia del genere nell’Italia centrale. Oltre a questo, le parole di Ivan sembrano voler fare piazza pulita di tutto il marciume che gira intorno ad un mondo complesso come quello in cui vivono, parole che vogliono unire e rafforzare il legame tra chi deve stare dentro e spazzano via con un calcio nel culo tutte le mele marce.
Presosi con la forza, quella dei fatti, il ruolo di portavoce della costa, Ivan deve fare i conti con la sua musica, con la difficoltà di rinnovarsi e con la necessità di avere ancora qualcosa d’interessante da dire. Con circa tredici anni di attività alle spalle non possiamo certo chiedere troppo eppure l’ascolto di questi scarsi diciotto minuti di The Fury from the Coast fugano ogni dubbio dando piuttosto conferma di un talento immenso che sul palco non abbiamo mai faticato a scovare ma che su disco non sempre si è espresso al meglio. Tredici tracce, intro e outro incluse, che non vi richiederanno alcuno sforzo immaginativo; undici brani che non hanno alcuna pretesa d’innovazione o rivoluzione; semplicemente Hardcore alla vecchia maniera, granitico e potente, esattamente sulla falsa riga di quanto gli Straight ci hanno fatto ascoltare negli anni passati, con riferimenti abbastanza marcati ai losangelini Terror degli esordi (Lowest of the Law) ma anche a pezzi più cadenzati in stile Madball d’inizio millennio sempre con precisi messaggi non certo nascosti tra le parole che rimarcano quel senso di appartenenza e militanza antifascista cui abbiamo solo accennato all’inizio e che da sempre è l’impronta dei pescaresi.
Tornando alla musica, quello che abbiamo tra le mani e nelle orecchie ormai da qualche giorno, è un disco immediato, che scorre senza cali tensione e senza sobbalzi improvvisi; che si costruisce sulla robustezza dei suoni e su di un editing di tutto rispetto con l’unica pecca, se vogliamo, di lasciare la batteria con troppo picco tanto da sovrastare gli altri strumenti in alcuni casi.
L’ultima traccia, l’outro di trenta secondi “Non C’è Spazio”, si ricollega liricamente all’intro e con il suo beat Hip Hop richiama alla mente i tempi di Step by Step, album del 2006 segnato dalla collaborazione con il rapper Cuba Cabbal, tanto per ribadire che, nonostante l’alternarsi e il mutare della formazione, la strada del gruppo è sempre dritta e con un unico obiettivo. D’altronde il termine “Straight” non è stato scelto per caso; lunga vita agli Straight Opposition, lunga vita a chi crede ancora in qualcosa.
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Last modified: 20 Febbraio 2019